I momenti di crisi sono quelli in cui bisogna investire di più si dice, e questa regola sembra rispondere perfettamente a quello che emerge dallo studio Ismea recentemente presentato al Vinitaly in occasione del Convegno “L’innovazione come motore della competitività e della sostenibilità della filiera vitivinicola: l’approccio delle cooperative”.
Lo studio sottolinea come l’industria italiana del vino nonostante le difficoltà del momento, non smetta di investire in particolare su nuove tecnologie, agritech, app e soluzioni digitali.
Il 78% delle aziende (intervistate in un’indagine del 2022 che ha coinvolto 197 realtà) si è dichiarata dell’intenzione di continuare a investire anche nei prossimi anni nonostante la difficile situazione che talvolta costringe poi a ridimensionare alcuni interventi e iniziative.
I principali limiti alle politiche di investimento e di innovazione sono la ridotta dimensione delle imprese, l’incertezza sui benefici degli investimenti, l’instabilità del mercato e la difficoltà di accesso al credito e ai fondi comunitari.
Secondo lo studio presentato, gli investitori saranno più propensi nel prossimo futuro a investire nella genetica, per ridurre l’utilizzo della chimica attraverso la creazione di varietà più resistenti. Crescerà poi in particolare l’utilizzo di sensori d vario genere connessi fra loro e con la possibilità di creare azioni automatizzate a seconda delle situazioni, anche con il supporto dell’intelligenza artificiale (ben il 38% degli intervistati ha infatti dichiarato di aver già investito nella monitoraggio e nel per la gestione delle colture).
Al di là dell’innovazione tecnologica, il 18% ha recentemente investito su piani di ricerca più aspetti tradizionali, mentre il 7% concentra gli sforzi sui processi produttivi e sullo sviluppo dei prodotti: da nuove tecniche di lavorazione del terreno fino alla lavorazione delle uve e all’implementazione di canali di vendita fisici o online.




