La gestione di un locale cambia in maniera significativa a seconda del contesto e della zona in cui si trova. Ovvio, ad esempio, che nelle località turistiche caratterizzate da un forte stagionalità – come quelle di mare o di montagna – l’attività si concentri solo in alcuni mesi dell’anno.
Se poi questa località è particolarmente rinomata e frequentata da un turismo “di lusso”, allora le opportunità di business possono essere ancora più interessanti, a patto però di tenere conto di alcune importanti dinamiche specifiche. E di evitare certi errori.
Quali? Ce lo spiega Valentina Bianco, imprenditrice di Courmayeur, in Valle d’Aosta, che gestisce tre locali in città e uno sulle piste. “Il vantaggio di avere un locale in un luogo turistico come questo? Puoi passare tre mesi al mare (a maggio, ottobre e novembre) quando qui è tutto chiuso. Noi, ad esempio, siamo aperti dal 1° dicembre fino a Pasqua e da metà giugno a metà settembre. In una località come questa il fatturato annuale si fa tutto in quattro-cinque mesi, durante i quali peraltro non abbiamo un solo giorno di riposo”.

Occhio, anche i ricchi rubano…
In determinati contesti turistici è importante anche la scelta del nome dei drink da mettere in lista, che deve essere in sintonia con la località: “A Courmayeur, ad esempio, ci sono clienti – parliamo sempre di stranieri – che ordinano un Mont Blanc a prescindere dagli ingredienti”.

L’offerta food è limitata ma di qualità: prosciutto Pata Negra, tagliere di salumi e formaggi valdostani, caviale. “Ma dopo un certo orario è possibile ordinare anche i piatti del menu di L’O, il nostro ristorante di pesce che si trova proprio accanto al cocktail bar. Esattamente come i clienti di L’O possono farsi portare in tavola i cocktail di La Bouche. Una sinergia che funziona”.
L’importanza degli eventi “giusti”
Come sempre, peraltro, è fondamentale seguire con attenzione le evoluzioni dei gusti della clientela. Soprattutto in questo periodo di grandi cambiamenti. “Incredibilmente, dopo il Coronavirus abbiamo perso la fascia più giovane della clientela, forse si sono abituati a ritrovarsi in casa. C’è molta più propensione a uscire fra i 30-40enni, che anzi hanno ancora più voglia di sfogarsi, di fare festa, di esagerare. Per quanto riguarda i consumi, ho notato un aumento degli ordini di Champagne”.
Va tenuto presente, peraltro, che la frequentazione del locale cambia a seconda dell’orario: “All’aperitivo il locale è più tranquillo, con circa 60 coperti fra interno ed esterno. Dopo cena siamo arrivati ad avere anche 200 persone, grazie ad attività ed eventi. Il venerdì c’è la musica rock dal vivo, molto richiesta dagli inglesi. E funziona bene il dj set, tutte le sere dal giovedì alla domenica e a marzo sette giorni su sette, data la presenza di gruppi di inglesi che vogliono ballare”.

Alla scoperta della mixology di montagna
Un discorso a parte è quello legato alle serate a tema. “Quelle con il karaoke, ad esempio, piacciono tantissimo soprattutto agli inglesi, che arrivano in massa. Ciononostante, non sono particolarmente redditizie: in queste occasioni bevono per lo più birra, quindi il fatturato ne risente. E spesso finiscono per spaccare il locale…”.
E le “one night” con noti bartender in qualità di guest? Per Valentina Bianco non hanno molto senso, per lo meno in piena stagione quando la clientela è composta in massima parte da stranieri: “Chi arriva dall’estero non conosce i bartender italiani, quindi un evento del genere non avrebbe appeal. Potrebbe invece essere un’opportunità fuori stagione, quando è decisamente superiore la percentuale di clienti valdostani”.

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