Il 2023 si conferma un anno non particolarmente brillante per il vino italiano che anche nella Grande Distribuzione Organizzata fa registrare una flessione delle vendite 3,1% rispetto allo scorso anno e con un numero di bottiglie vendute che torna sotto la quota simbolica e psicologica del miliardo di bottiglie, che era stata raggiunta per la prima volta lo scorso anno.
I dati sono come sempre quelli dell’osservatorio Uiv- Ismea e gli addetti ai lavori li riferiscono più che altro alla sofferenza di tutto il settore legata ai rincari generalizzati dell’elettricità, ma anche di tutte le materie prime, avvenuti nei mesi scorsi e mai del tutto rientrati.
A pagare lo scotto più importante sono in particolare i vini rossi che segnano perdite in volume di vendita comprese tra il 3% e il 5%, poche le Dop e Igt che tengono (Dop Montepulciano d’Abruzzo a -2%, Chianti a -3), tanti i cali in doppia cifra, e spesso oltre il 20% per vini a marchio come la famiglia dei Lambruschi, i pugliesi (Salento Igt, Puglia Igt), i siciliani con Nero d’Avola Dop e Terre Siciliane Igt), il Cannonau della Sardegna, i piemontesi (Barbera e Dolcetto Doc), i veneti (Igt Cabernet e Merlot), i lombardi, con le Doc Oltrepò Pavese Barbera e Bonarda.
Va meglio per i bianchi che rimangono più o meno attorno allo zero, ma solo grazie all’aumento della vendita dei vini low cost, a testimonianza del fatto che il problema è stato principalmente quello economico delle famiglie. Sempre per quanto riguarda i bianchi c’è però da dire che prendendo in considerazione gli ultimi cinque anni l’aumento è netto e a due cifre.
Questa è la situazione che riguarda la grande distribuzione, l’e-commerce (che rappresenta solo l’1,5% dei volumi dei vini commercializzati dalla GDO) pur essendo pesantemente in calo, lo è principalmente perché risente dello sgonfiamento della acquisti in rete del periodo pandemico, che avevano registrato un vero e proprio boom.




