Seconda tappa per il nostro wine tour in Calabria. Dopo la Pizzuta del principe, oggi la nostra esperta ci porta da Sergio Arcuri.
Lo so: siamo in inverno ma io ho ancora da raccontarvi qualche tappa del mio piccolo wine-tour estivo. E poi i ricordi hanno questo potere: ti portano altrove e non c’è calendario che tenga. Perciò riavvolgiamo il nastro. È agosto, siamo a Cirò Marina: destinazione Sergio Arcuri. Conoscevo già i suoi vini. Anzi, diciamolo: il suo rosato, per me è IL rosato. Infatti ho varcato la soglia della cantina come se stessi entrando nel camerino del mio cantante preferito per un selfie!
Sergio Arcuri è l’unico Triple A in Calabria, è un agricoltore, un artigiano, un artista che ha lasciato intatta la cantina del papà: qui c’è il palmento di allora e il torchio a mano. Sergio non ha mai ceduto al canto di sirene che sempre più spesso porta la tecnologia nella viticultura. Questo, però, non vuol dire che manchi la sperimentazione, anzi! “Mi sono caduti i capelli per arrivare a fare questo rosé”, mi dice! Beh, ne valeva la pena.
Lui che c’ha messo un po’ prima di capire che la vocazione del padre fosse anche la sua, da quando ha trovato il suo Nord non si è più fermato. Per comprendere Sergio e i suoi vini basta andare in vigna (vista mare, bellissima): “sprezzatura” è la parola che mi viene in mente guardandomi intorno, trasandatezza studiata. La sua vigna è come la barba di certi uomini: falsamente incolta, sembra selvaggia e invece è curata con amore. La brezza dello Ionio, poi, completa la magia. A chi mi chiede come sono i nostri calabresi, beh: Arcuri is the answer!