Il mondo del biologico, in robusta crescita negli ultimi anni, oltre che di tanti produttori si compone di una serie di piccole imprese con forme associative e modalità organizzative molto varie.
Facciamo due chiacchiere oggi con Paolo Vincenzi, direttore commerciale di ReteBio, Cooperativa con sede a Reggio Emilia, ma operativa al mercato ortofrutticolo di Parma.
“La nostra è una realtà nata nel 2006 e formata da aziende agricole biologiche di tutta Italia (ad oggi una trentina). Il nostro progetto nasce per fare in modo che le aziende agricole biologiche possano darsi manforte l’una all’altra scambiandosi le rispettive produzioni per poter avere un ventaglio di prodotti il più completo possibile da presentare ai propri clienti. Per intenderci un’azienda agricola biologica di Parma socia ReteBio, che non potrà certo produrre gli agrumi, può acquistarli da un’azienda agricola siciliana anch’essa socia ReteBio, garantendo così ai propri clienti parmigiani degli agrumi siciliani certamente biologici a un giusto prezzo e con una filiera trasparente.
Dunque in prima battuta, noi dobbiamo soddisfare gli ordini dei nostri soci, poi negli anni ci siamo aperti (se c’è abbondanza di prodotto) a soddisfare anche richieste dei ‘non soci’: altre aziende agricole, qualche negozio, qualche altra rete di distribuzione di prodotti biologici o locali. Al termine dell’anno, se resta dell’utile dal ricarico che applichiamo sui prodotti per pagare le spese del nostro lavoro, questo viene distribuito fra i soci che hanno fornito i prodotti”.
Tutti i produttori soci di ReteBio prima di esser ammessi, sono conosciuti personalmente e visitati, e questa è uno degli aspetti che conferisce forse maggiore credibilità e valore all’organizzazione.
“Il biologico – spiega Vincenzi – si è diffuso tanto anche al di fuori di canali originari (per esempio anche nella Gdo ci sono tante linee bio ormai), un fatto di per sé certamente positivo, ma che ha portato a una crescita tumultuosa e ha fatto sì che siano passate al bio anche delle grandi aziende. In tutto questo si sono però in parte persi i principi inziali: il bio per noi non deve esser solo rispetto di un regolamento, ma un approccio complessivo alla realtà agricola. Noi cerchiamo di avere tra i soci aziende agricole che non solo rispettino il regolamento del biologico – conclude il fondatore della Coop – ma che credano e si adoperino per fare azioni concrete aggiuntive per salvaguardare la fertilità terreno, rispettarlo, gestire responsabilmente l’acqua e conservare il paesaggio”.
D’altra parte ReteBio è nata per questo, e negli anni è sempre cresciuta, a testimonianza probabilmente della bontà dell’idea e del progetto.