Passato alla storia come l’inventore della bomba atomica, il fisico J. Robert Oppenheimer era un grande esperto (e bevitore) di Martini, in particolare in una variante che era anch’essa una “bomba”, sia pure molto meno distruttiva.
Nel 2023 la vita dello scienziato è stata raccontata sul grande schermo da Christopher Nolan, regista, sceneggiatore e co-produttore di “Oppenheimer“, basato sulla biografia “Oppenheimer. Trionfo e caduta dell’inventore della bomba atomica” di Kai Bird e Martin J. Sherwin. Un film che ha ottenuto grandi consensi di critica e di pubblico; peccato solo che la nota passione del fisico per il cocktail Martini sia stata messa decisamente in secondo piano: soltanto in una scena si vede il protagonista, interpretato da Cillian Murphy, mescolare e servire il drink durante una festa.
Tutto qui. Che poi, se Nolan avesse voluto o potuto approfondire anche solo un minimo l’argomento, avremmo scoperto che il cocktail preparato da Oppenheimer al party, molto probabilmente, non era un semplice Martini: la già citata biografia cartacea, infatti, riferisce che la sua ricetta preferita prevedeva quattro once (120 ml) di gin e una spruzzata di vermouth in un bicchiere ghiacciato, guarnito sul bordo con una miscela di miele e succo di lime.
Una “bomba” di Martini
Sì, avete letto bene, non è un refuso: 120 ml di gin, quando la ricetta ufficiale Iba – che già non è “leggerina” – ne prescrive esattamente la metà. E appena un dash di vermouth, al posto dei 10 ml indicati da Iba (nota: la codifica Iba è successiva di quasi 20 anni, essendo stata pubblicata per la prima volta nel 1961, però già nel 1930, nel “Savoy Cocktail Book”, Harry Craddock riportava 1/3 di vermouth francese e 2/3 di dry gin).
D’altro canto, lavorare alla creazione della bomba atomica non è proprio una cosa da stomaci deboli, e Oppenheimer il suo Martini lo offriva ai colleghi che lavoravano sotto la sua direzione al Progetto Manhattan, come era chiamato in codice il piano segreto americano (sostenuto anche da Regno Unito e Canada) varato nel 1942 per anticipare i tedeschi nella realizzazione del terribile ordigno. E poi, nel laboratorio sede del progetto a Los Alamos, in Nuovo Messico, l’alcool era disponibile in abbondanza, quindi produrre il gin in casa non era un grande problema, mentre il vermouth non si poteva fare e – si racconta – le bottiglie che arrivavano con gli approvvigionamenti alimentari erano poche: di qui, la decisione di rivedere le proporzioni degli ingredienti rispetto al Martini “classico”.
Agitato non mescolato
I drink del grande fisico divennero vere e proprie leggende fra il personale di Los Alamos: anni dopo, la moglie di un suo ex collaboratore confermò che Oppenheimer “preparava Martini buoni e freddissimi“. A un certo punto, un po’ per la pressione legata al delicato incarico, un po’ per il nervosismo legato ai diverbi che divennero sempre più frequenti fra i ricercatori, sembra che lui stesso tirasse avanti a suon di caffè, Martini e sigarette (sarebbe morto nel 1967, a 62 anni, a causa di un tumore alla gola).
A leggere la biografia emerge tra l’altro un’incongruenza proprio in quella scena del film in cui lo scienziato prepara il drink: Oppenheimer era infatti solito agitare e non mescolare i suoi Martini (sì, come avrebbe voluto James Bond una decina di anni dopo). Anzi, i biografi raccontano che amava agitare i cocktail con “cerimonie elaborate”, quasi dei riti propiziatori. Come sia andata a finire la storia, lo sappiamo tutti: furono necessari tre anni di studi (e un numero imprecisato di Martini), ma nel 1945 Oppenheimer e il suo team raggiunsero l’obiettivo.
Il Los Alamos National Laboratory, come si chiama oggi, ha continuato la sua attività di ricerca nell’ambito dell’energia e degli armamenti nucleari anche dopo la Seconda guerra mondiale e, per molti anni, ha conservato fra i suoi tanti segreti la ricetta dell’Oppenheimer Martini, resa pubblica l’anno scorso proprio in occasione dell’uscita del film. Se reggete bene l’alcool, la trovate riassunta qui sotto.
La ricetta dell’Oppenheimer Martini
Tecnica:
Stir and Strain
Bicchiere:
Coppetta Martini o coppetta a cocktail
Ingredienti:
120 ml gin
1 dash vermouth
Q.b. succo di lime
Q.b. miele
Preparazione: mescolare miele e succo di lime per ottenere un liquido denso in cui immergere il bordo della coppetta precedentemente raffreddata, quindi miscelare e raffreddare gin e vermouth in un mixing glass con ghiaccio a cubetti, infine filtrare nella coppetta.
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