Che sia un caos assoluto è fuori discussione.
Un Tetris livello 100. Parlo dei dehors di bar e ristoranti ampliati nei due anni precedenti in virtù della pandemia e delle restrizioni a lei connesse.
Ecco, ormai sarebbe il momento di fare ordine in merito.
Ma non sarà facile. Né veloce. Molti imprenditori hanno già provveduto all’invio dei documenti per il mantenimento dello spazio esterno e non tutti hanno avuto risposta.
Come stupirsi? Solo a Milano, su 2500 dehors concessi, ben 2000 chiedono di essere confermati.
Quindi?
Primo, bisogna verificare quali siano le disposizioni prese sul tema dalla propria amministrazione comunale.
Se -in alcuni casi- i regolamenti di certo sono stati chiariti già nei mesi scorsi, sembrerebbe che alcuni comuni invece non si siano ancora pronunciati. Possibile, ma non verificato da chi scrive.
Terzo, è necessario trovare un compromesso storico. E questa è la maggiore difficoltà. Servono giudizio, responsabilità e collaborazione. Da parte di tutti. Meno burocrazia da parte delle amministrazioni, più flessibilità da parte degli imprenditori.
Alcuni locali hanno occupato con il dehors dei posti un tempo riservati ai parcheggi e trasformato così vie silenziose e tranquille in luoghi animati fino a notte fonda.
Bene. Se i locali notturni sono un presidio per i cittadini, dall’altra parte sono un’indubbia fonte di rumore.
Questo non risolverebbe il problema dei parcheggi, vero. Ma se siamo sopravvissuti con un ridotto numero di posti auto per due anni, forse possiamo continuare così. Almeno in buona parte.
Se quando hai aperto il locale non avevi alcun coperto fuori, ci sta che ti riducano lo spazio. Così come se ti fossi allargato dove un tempo c’erano i parcheggi o in una loggia protetta dai beni culturali. Per dirne due.
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