HomeBirraEuropean beer trends: la panoramica del settore brassicolo europeo

European beer trends: la panoramica del settore brassicolo europeo

Come si è sviluppato il settore birra a livello europeo dal 2019 al 2021? Ecco la fotografia di “The Brewers of Europe”.

Avere a disposizione un profilo dettagliato del settore brassicolo europeo da poter analizzare, è importante per tutti gli operatori della filiera: da quelli che lavorano nei campi dove si coltivano i cereali fino a chi lavora dietro i banconi di beer shop, grande distribuzione, ristoranti e pub.

Questo infatti consente ai produttori di birra di comprendere al meglio le nuove tendenze del mercato, di adottare le migliori strategie possibili per aumentare il proprio volume di affari e di affrontare nel miglior modo possibile le avversità dei vari periodi storici, come, negli ultimi anni, la pandemia e la guerra in Ucraina.

Proprio per questo motivo, riveste sempre grande importanza, come gli altri che vengono pubblicati ogni anno, l’annuale documento ‘European beer trends’ redatto da ‘The brewers of Europe’, ovvero l’associazione europea che rappresenta tutti i birrifici del continente.

The Brewers of Europe

L’ultima pubblicazione riguarda il triennio che va dal 2019 al 2021, motivo per cui i danni provocati alla filiera dal conflitto ucraino saranno riportati nel documento che uscirà fra la fine di quest’anno e l’inizio del prossimo: in questo, quindi, ci si sofferma sulle grandi difficoltà causate dalla pandemia, che ha avuto un grande impatto negativo sulle vendite di birra a causa delle restrizioni e delle chiusure.

Secondo questa analisi, dopo che nel 2021 si sono registrati dei timidi segnali di ripresa, nel 2022, con la riapertura costante di tutti i punti vendita, dovrebbe registrarsi una crescita più decisa, anche se, probabilmente, bisognerà aspettare il 2023 per tornare ai volumi pre-pandemia. Pesa comunque, su tutta questa analisi, l’incognita di quali saranno i costi delle materie prime che dipenderà, in gran parte, dall’evolversi della situazione politica a livello planetario.

I dati riportati mostrano che, in Europa, la produzione di birra, nel 2021, è stata di 398,2 milioni di ettolitri, in aumento rispetto ai 389,2 del 2020, ma ancora in calo rispetto ai 418,3 del 2019.  Il maggior produttore si conferma la Germania (85,4 milioni di ettolitri), seguita da Gran Bretagna (38,4), Polonia (38,3) e Spagna (38,1). L’Italia, grazie ai notevoli progressi degli ultimi anni, si colloca all’ottavo posto (17,8).

Anche i consumi sono tornati a crescere nel 2021  portandosi a quasi 300 milioni di ettolitri, ovvero 98 circa in meno della produzione:  questi infatti sono destinati all’esportazione verso gli altri continenti, in modo particolare Americhe ed Africa, dove i più importanti brand europei continuano a veder crescere la loro popolarità.

Tenendo conto della popolazione europea (746 milioni di abitanti), è stato possibile effettuare il calcolo relativo al consumo medio pro-capite del 2021 nel vecchio continente: il risultato è stato di 67 litri annui, e si tratta ancora del dato più alto tra tutti e cinque i continenti.

Nella classifica dei singoli Paesi, svetta la Repubblica Ceca con 129 litri pro capite all’anno seguita da Austria (101) e Polonia (92). La Germania si colloca al quarto posto con 89 litri, mentre l’Italia, con i suoi 35, si piazza, assieme a Francia e Grecia, negli ultimi posti della classifica.

(n.d.r.: è doveroso sottolineare come questi dati siano molto diversi da quelli riportati dal ‘World beer Index’ che utilizziamo come fonte. Qui infatti, per quanto riguarda i dati relativi ai consumi, rilevati sostanzialmente nello stesso periodo, questi sono molto più elevati: la Repubblica Ceca, ad esempio, è sì al primo posto, ma con 468 litri pro capite annui, mentre l’Italia, seppur agli ultimi posti della graduatoria, fa registrare un consumo annuo di 120 litri a persona. Per questo motivo, sarebbe davvero molto interessante conoscere le due diverse metodologie di lavoro adottate, che hanno portato a risultati macroscopicamente differenti).

A livello di import ed export birrario, l’andamento, negli ultimi 3 anni, è stato più omogeneo: attualmente l’UE esporta annualmente oltre 83,3 milioni di ettolitri e ne importa circa 43,5. Il Belgio è il Paese europeo che ne esporta di più poiché dispone della più ampia serie di tipologie e specialità brassicole: inoltre è sede del gruppo AB-InBev, uno dei leader mondiali nell’ esportazione di birra verso gli altri quattro continenti.

Per quanto riguarda infine il numero dei birrifici, ‘Brewers of Europe’ rileva che ci stiamo ormai avvicinando ai 10.000 operativi nell’Unione Europea, traguardo ampiamente superato considerando i Paesi extra-UE (in primis il Regno Unito): un dato questo che, nonostante la pandemia, ha continuato la propria crescita passando dagli 8.851 del 2019 ai 9.206 del 2020 ed, infine, ai 9.436 del 2021.

Settore brassicolo europeo che quindi dimostra degli incoraggianti segnali di ripresa, frutto anche della capacità dei produttori di adattarsi alle nuove richieste del mercato. Il futuro però resta un’incognita: non solo il conflitto in Ucraina che potrebbe portare un ulteriore aumento dei costi delle materie prime, ma anche a causa dei cambiamenti climatici. Sono sempre più frequenti infatti fenomeni atmosferici estremi (incendi e inondazioni) che distruggono le coltivazioni e rendono più difficoltoso l’approvvigionamento di materie prime necessarie per produrre l’antica bevanda.

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