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Giro del mondo in birra: Montenegro

Montenegro è la tappa di questa settimana del nostro tour: non manca la birra tradizionale e il panorama brassicolo è vivace ed apprezzato.

Prosegue il viaggio alla scoperta delle birre nonché delle storie e delle tradizioni ad esse collegate: la scorsa settimana aveva fatto tappa in Mongolia dove, da secoli, si produce il kumis, la bevanda tradizionale ottenuta dalla fermentazione del latte di giumenta o quello di cammello.

Questa settimana il viaggio torna in Europa e approda nei Balcani, per la precisione in Montenegro, dove, anche qui, non manca la birra tradizionale: ma se nel Paese asiatico la nascita della bevanda si collega unicamente alle risorse disponibili in quel territorio, la storia della seconda è diretta conseguenza di quella dello Stato balcanico.

Il territorio infatti, per quattro secoli circa (tranne l’area costiera soggetta al dominio della Repubblica di Venezia), a partire dal XV secolo, è stato occupato dall’Impero ottomano che, nel tempo, ha imposto la propria cultura, anche per quanto riguarda l’antica bevanda iniziando a produrre anche qui quella tipica della Turchia.

Si tratta della ‘boza

Originaria, con ogni probabilità, proprio del Paese diviso fra Europa e Asia: a base di malto, viene prodotta utilizzando il miglio, ingrediente ancora usato (insieme al grano) anche in Bulgaria e Romania. Alcune versioni prevedono l’impiego di mais e grano fermentato, ma tutti i cereali, in genere, sono adatti alla sua produzione.

Possiede una bassa gradazione alcolica (di solito circa l’1%), anche se in passato probabilmente si avvicinava molto di più al concetto di birra non luppolata. La determinazione accurata dell’origine della Boza resta comunque difficile poiché bevande alcoliche a base di miglio erano già note ad alcune delle numerose antiche civiltà presenti in queste aree.

Ai tempi dell’Impero ottomano, secondo le fonti, ad esempio, la produzione di Boza costituiva un’importante attività commerciale, motivo per cui furono fondati molti locali per la produzione ed il consumo (chiamati Bozahâne) che davano lavoro a migliaia di persone.

La Boza inoltre era la bevanda preferita dai soldati delle antiche fanterie turche: contenendo infatti un basso livello di alcol, era tollerata dai comandanti come bevanda utile a riscaldare e rinforzare le truppe. Uno storico turco ha spiegato: “I bevitori di Boza erano numerosi nell’esercito: bere abbastanza Boza per provocare l’intossicazione era considerato peccaminoso ma, a differenza del vino, in piccole quantità, non veniva condannato.”

La birra in Montenegro

Ad oggi, grazie alle migliorate condizioni economiche, si sta sviluppando un panorama brassicolo vivace ed apprezzato: secondo le statistiche infatti i consumi interni sono arrivati a 44 litri pro capite annui mentre, per quanto riguarda la produzione, nel prossimo triennio si prevede un tasso di crescita del 4,46% annuo.

La fondazione del primo birrificio del Paese, risalente al 1896, è stata un’iniziativa             di Janko Krivokapic, un imprenditore di Nikisic (la seconda città montenegrina per grandezza dopo la capitale Podgorica) che, per avviare l’azienda, ottenne un importante sostegno economico da parte del principe Nikola I, ultimo sovrano del Montenegro.

Inizialmente, la fabbrica fu battezzata Onogost in onore dell’ antico nome di Nikisic. In poco tempo la richiesta di birra crebbe tanto da portare alla costruzione di un secondo sito produttivo denominato Trebjesa (nome del parco naturale della città): questo sarebbe diventato il nome di quello che oggi è il birrificio montenegrino più importante.

Il prodotto di punta della casa è la lager Nikšićko con una gradazione alcolica del 4%: una birra leggera come quelle che, secondo le fonti, sono maggiormente apprezzate dai consumatori locali. Si presenta di color giallo dorato con un aroma leggermente affumicato e note di fieno e agrumi.

lager Nikšićko, birra Montenegro

Negli ultimi anni, come detto, le condizioni economiche del Paese sono migliorate grazie anche ad importanti investimenti dall’estero: questo ha fatto in modo che, anche qui, potesse muovere i primi passi la ‘craft beer revolution’, ovvero la produzione dell’antica bevanda mediante l’utilizzo di materie prime locali.

Fra i più apprezzati artefici della nascita del movimento brassicolo artigianale montenegrino, troviamo il Fabrika craft brewery di Risan, piccolo centro costiero vicino a Kotor, ‘la città dei gatti’, soprannome giustificato dalle decine di felini che si incontrano passeggiando per le vie della città.

La leggenda narra che da quando i gatti, nel XVI secolo, liberarono Kotor dalla peste (allora si chiamava Cattaro in quanto dominio veneziano), furono designati come simbolo della città e da allora non se ne sono più andati.

Fabrika, birra Montenegro

Per quanto concerne le birre prodotte dal Fabrika, secondo il portale Rate beer, il prodotto della casa maggiormente apprezzato è l’India pale ale ‘smilin’goat’ (‘capra sorridente’). Si presenta di colore ambrato con sfumature arancioni e con una schiuma cremosa: offre all’olfatto note di caramello e pompelmo.

La ‘craft beer revolution’, portata avanti dall’inventiva di diversi giovani mastri birrai sta quindi mutando il panorama brassicolo montenegrino: sul mercato interno ora è infatti presente un numero crescente di ‘nuovi sapori di birra’ che si rifanno alle varie tradizioni europee, come quella inglese, o che sono del tutto originali e quindi al di fuori dei canoni degli stili classici.

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Nicola Prati
Nicola Prati
Classe 1981. Subito dopo la maturità classica, inizia a collaborare con la ‘Gazzetta di Parma’ (2000): una collaborazione giornalistica che durerà otto anni. Contemporaneamente, dal 2005 al 2008, fa parte dell’ufficio stampa del Gran Rugby Parma. Successivamente, fra le altre esperienze lavorative, quella nell’ufficio comunicazione interna di Cariparma Credit Agricole e nella direzione relazioni esterne del gruppo Barilla. Le sue due più grandi passioni sono tutti gli sport e la musica. A queste, si aggiungono la lettura, i viaggi e la cucina. Collabora con ApeTime da gennaio 2021.

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