La scorsa settimana il viaggio alla scoperta di tutte le birre prodotte nel mondo era in Uganda. In questo nuovo appuntamento il tour torna in Europa e approda in Ungheria.
Nel Paese dell’est europeo nel quale si trova una delle tante curiosità storiche legate alla birra giacchè è pressoché vietato brindare con un bicchiere di malto e luppolo.
Potrebbe sembrare una curiosità di poco conto, quasi una stranezza, ma il fatto che gli ungheresi non brindino con la birra è un’usanza che affonda le proprie radici nella storia ed in uno dei periodi più turbolenti e tragici per i magiari e per l’Europa in generale.
Nel 1848, infatti, il vecchio continente è in fermento e percorso da numerosi moti rivoluzionari: quella che è stata definita come ‘La primavera dei popoli’ colpisce anche l’Impero asburgico e, dopo alterne vicende, i radicali magiari, guidati da Lajos Kossuth, proclamano l’indipendenza dell’Ungheria.
Il movimento rivoluzionario ungherese però, nonostante alcune vittorie riportate nella fase iniziale del conflitto, ben presto viene sconfitto dagli Asburgo al cui fianco sono scese in campo le truppe dell’Impero russo e i soldati reclutati da altri eserciti dell’Europa orientale.
In seguito alla sconfitta degli indipendentisti ed all’esilio di Kossuth, il restaurato potere asburgico decide di regolare i conti con gli insorti. L’episodio più famoso è l’esecuzione dei ‘Martiri di Arad’, ovvero i tredici generali rivoluzionari giustiziati in questa città il 6 ottobre 1849:la condanna a morte avvenne per impiccagione con la chiara volontà di umiliare gli ufficiali ribelli.
Chi ha visitato almeno una volta Budapest o una qualsiasi città ungherese, sa quanto gli avvenimenti del 1848 abbiano segnato la storia del Paese: non vi è infatti località in cui non siano presenti statue dedicate a Kossuth o targhe commemorative degli eventi citati, oltre alle numerose strade e piazze intitolate ai protagonisti della ‘Primavera dei popoli’ magiara.
Ora la domanda sorge spontanea: come la rivoluzione ungherese del 1848-49 è legata al fatto che gli ungheresi non brindino quando bevono birra? La risposta si collega proprio al trauma patito dal popolo ungherese in quel fatidico anno: quando i generali austriaci ricevettero la notizia dell’avvenuta esecuzione dei ‘martiri di Arad’, questi celebrarono la propria vittoria facendo un brindisi con boccali colmi della bevanda.
Il gesto degli ufficiali austriaci, intenti a festeggiare il proprio trionfo, si collegò saldamente con il ricordo della sconfitta della rivoluzione e con le sofferenze causate dalla repressione, dalle impiccagioni, dalle fucilazioni, dagli esili e dalla frustrazione delle ambizioni indipendentistiche: per questo motivo i magiari giurarono di non brindare con la birra per almeno un secolo e mezzo.
Le ferite del 1848-49, riaperte dagli eventi traumatici del XX secolo, in primis l’invasione sovietica, sono così profonde che ancora oggi, ad oltre 170 anni dalla sconfitta dei rivoluzionari, vi sono ancora molti ungheresi fedeli al giuramento che si rifiutano di brindare con la birra.
Un gesto che quindi ai più potrebbe sembrare un semplice fatto curioso, niente di più di una bizzarra usanza ma che, in realtà, trova la propria origine negli eventi traumatici e sanguinosi del XIX secolo europeo in generale ed ungherese in modo particolare che hanno segnato indelebilmente questa popolazione.

Un aspetto storico-culturale nonostante il quale in Ungheria il mercato nazionale dell’antica bevanda è assai sviluppato: secondo il ‘World beer index’ infatti il consumo pro capite annuale di birra è di 245 litri, più del doppio del dato che si registra in Italia e in Francia.
Questo è dovuto al fatto che i prodotti brassicoli fanno parte delle tradizioni storiche della popolazione locale (come della maggior parte di quelle che popolano l’Europa orientale), specie nell’estesa regione dei Carpazi-Danubio: risalgono infatti all’epoca medioevale le prime testimonianze riguardanti la produzione della birra tradizionale in questo territorio.
Ungheria dove la bevanda viene ancora venduta nei mercati contadini di alcune città e paesi: nota con il nome di ‘braga’, è una bevanda fermentata densa, di color beige e dal sapore pungente e agrodolce la cui percentuale di alcol può variare, così come è possibile differenziare gli ingredienti con cui realizzarla e quindi farle assumere aromi e colorazioni differenti.
Si prepara a partire da diversi cereali quali crusca di frumento, mais, miglio o avena, che vengono lasciati in ammollo (oppure a germogliare per ottenere una versione meno alcolica): i semi vengono quindi leggermente tostati e trasformati in farina che viene successivamente mescolata con acqua e lievito e lasciata a fermentare in una botte di legno. La bevanda, una volta pronta, viene trasferita in vasi di terracotta e servita fredda e addolcita con zucchero o miele.
‘Braga’ che fa da base storico-culturale al lavoro dei numerosi birrifici artigianali ungheresi nati negli ultimi due decenni grazie agli investimenti di numerosi giovani imprenditori: a questi si uniscono la passione e l’abilità dei mastri birrai nel creare birre originali, utilizzando anche materie prime locali e nel rivisitare, dandogli una nuova veste, i grandi classici stili europei delle diverse tradizioni.
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