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Gran Bretagna: profonda crisi della birra alla spina

Gran Bretagna: la profonda crisi della birra alla spina nata dalle chiusure dei pub e accentuata dalla pandemia.

Quando ad inizio 2021 sono iniziate in tutta Europa le vaccinazioni contro il Covid, il Regno Unito, fin da subito, si è distinto per una campagna vaccinale rapida ed efficace i cui risultati sono stati talmente incoraggianti che a metà aprile il governo guidato da Boris Johnson, dopo essersi consultato con le autorità sanitarie nazionali, ha autorizzato la riapertura dei pub: questo ha dato vita ad un entusiasmo generalizzato tramutatosi in posti esauriti e file fuori dai locali.

Nonostante la reazione positiva dei cittadini, molti esperti del mercato e del comparto brassicolo d’oltremanica hanno fin da subito invitato alla prudenza spiegando che i consumi non torneranno alla normalità prima di tre anni: i pub infatti hanno sì rialzato le saracinesche, ma sono ancora frenati dalle restrizioni e la pandemia ha prodotto effetti pesanti su tutto il settore, esattamente come avvenuto in tutta Europa, Italia compresa.

Particolarmente colpite le Real Ale o Cask beer, ovvero le tradizionali birre anglosassoni alla spina prodotte rigorosamente senza l’aggiunta di CO2: il gas infatti è completamente naturale e leggero poiché è il risultato della seconda fermentazione che avviene nei cask, le tradizionali botti da 40 litri dalla quale poi nei locali viene direttamente spillata a pompa.

birra alla spina

Questa tipologia di prodotto, conosciuto anche come ‘birra cruda’, comprende, fra gli altri, alcuni degli stili tradizionali britannici più importanti come stout e porter.

Ovviamente questo comparto è strettamente legato ai consumi nei pub e, di conseguenza, è particolarmente esposto alle fluttuazioni del mercato: per questo motivo, a distanza di cinque/sei mesi dalle riaperture di metà aprile, scopriamo che per le Cask Ale la ripartenza non ha impedito di registrare numeri molto preoccupanti.

Il grido d’allarme arriva dalla British Beer and Pub Association (BBPA) che spiega come, nel periodo tra aprile e luglio di quest’anno, le vendite delle birre real ale siano crollate del 40% rispetto allo stesso periodo del 2019: il saldo negativo ammonta a circa 76 milioni di pinte che rappresenta la differenza tra quelle vendute in questi quattro mesi del 2021 (113 milioni) ed il medesimo periodo dell’ultimo anno prima della pandemia (189 milioni) e le perdite complessive per i birrifici del settore, in questo quadrimestre, ammontano a 243 milioni di sterline.

Numeri che trovano una spiegazione non solo nella pandemia e sulle conseguenze economiche che ha comportato per il portafogli di molti inglesi: sono infatti figli anche di una profonda trasformazione in atto già da diversi anni nel mondo anglosassone. Questo è il motivo per cui, paradossalmente, il Covid potrebbe nascondere una serie di problemi più profondi che la birra tradizionale inglese sta affrontando da diverso tempo.

pub, birra

Il più importante è rappresentato dalla chiusura dei pub, un fenomeno inarrestabile che sta trasformando il rapporto dei cittadini con quella che in Gran Bretagna viene considerata un’istituzione sociale fondamentale: basti pensare infatti che nel 2020 la differenza tra chiusure e nuove aperture è stata di 5.970 a favore delle prime, un dato negativo molto pesante che però non fa altro che confermare un trend già in atto da tempo e chiaramente acuito dalla pandemia.

Già nel 2018 in oltremanica infatti si registrava una media di 17 pub chiusi alla settimana e la causa principale, che ancora oggi riveste un ruolo centrale, era da ricercare nel prezzo sempre più alto di una pinta di birra passato, in pochi anni, da 1,78 a 3 sterline (3,5 euro) diventando quasi un lusso per gli amanti delle birre britannici abituati a non fermarsi alla prima pinta.

A questo si aggiunge il fatto che nei supermercati, a prezzi molto bassi, adesso sia disponibile una scelta sempre maggiore, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo, di birre e questo crea un tipo di concorrenza con la quale i pub non possono competere.

Tali aspetti quindi, solo in parte strettamente legati alla pandemia, stanno apportando un notevole cambiamento nella società anglosassone relegando ad un ruolo più marginale i pub che, fino a pochi anni fa, venivano considerati una vera e propria istituzione sociale e culturale e, di conseguenza, acuendo la crisi delle cask beer strettamente legate ad essi.

Redazione ApeTime
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