Francesco Lollobrigida, ministro dell’agricoltura, annuncia: “uno dei nostri obiettivi è la riduzione delle accise sulla birra”.
Gli addetti ai lavori della filiera brassicola italiana, negli ultimi mesi, ovvero da quando è iniziato il conflitto in Ucraina, in diverse occasioni, hanno rimarcato come i rilevanti aumenti dei costi delle materie prime stiano colpendo duramente la redditività dei birrifici e rischino di comprometterne la crescita.
Aumenti maggiormente impattanti dal punto di vista agricolo: come noto infatti l’Italia è carente per quanto riguarda la coltivazione di cereali da birra, motivo per cui deve approvvigionarsi da altri Paesi, fra cui appunto l’Ucraina. Questo la ragione per la quale il comparto, da inizio 2022, sta facendo fronte ad aumenti medi del 34% sull’orzo, del 23% sul frumento e del 16% per il mais, senza contare i rincari attuati dalle aziende che offrono servizi al comparto.
La crisi nel settore energetico inoltre ha portato i prezzi del vetro ad una crescita dell’8,5% rispetto al 2021 e quelli dell’alluminio del 42%. Uno scenario critico che rischia di colpire ulteriormente sia il canale della grande distribuzione (supermercati) che quello dei punti vendita al dettaglio (HoReCa): sono circa 45.000 i locali che in Italia hanno chiuso i battenti nell’ultimo biennio.
Una situazione molto complicata quella che si trova ad affrontare la filiera italiana, gravata anche da due ulteriori aspetti: il primo è il fatto che il 30% circa della birra consumata in Italia viene importato da Paesi quali Austria e Germania dove i birrifici sono gravati da tassazioni minori.
Il secondo fattore si collega al precedente, ma è causato da una particolarità tutta nostrana, ovvero la birra, nella penisola, viene considerata e consumata principalmente durante i pasti ed è l’unica di tale categoria ad essere gravata dal pagamento delle accise: l’aumento di questa imposta, previsto per il 2023, sarebbe insostenibile per molte piccole realtà che dovrebbero chiudere i battenti.
Per questo motivo, dagli addetti ai lavori, sono state accolte con grande favore le affermazioni del nuovo ministro dell’agricoltura, Francesco Lollobrigida, che, in una delle sue prime uscite dall’entrata in carica, ha espresso la volontà da parte del nuovo Governo di sostenere il comparto.
L’occasione è stata quella della giornata nazionale del luppolo, iniziativa promossa da Coldiretti e Consorzio della birra italiana: un evento che, fra le altre cose, è servito a fare il punto sull’evoluzione e le problematiche dell’intera filiera , a partire da quelle relative proprio alle coltivazioni dei cereali necessari per la produzione di prodotti brassicoli.
Il ministro Lollobrigida, nel corso del suo intervento, ha infatti spiegato che: “Il Governo si impegnerà a ridurre le accise sulle bevande alcoliche, comprese quelle sulla birra: puntiamo ad inserire queste nuove misure nella prossima legge di bilancio con l’obiettivo di mettere in leale concorrenza le aziende italiane con quelle straniere sul piano della fiscalità”.
A tal riguardo, ha sottolineato di guardare con interesse al modello francese che prevede una disciplina fiscale a scaglioni basata sulle dimensioni dei birrifici, sulla falsariga di quanto indicato dall’Unione Europea: “I francesi – ha aggiunto- sono stati bravi a competere in questi anni difendendo le loro realtà produttive: noi vogliamo difendere i prodotti italiani”.
Quanto spiegato dal ministro sembra dunque scongiurare l’ipotesi di un aumento delle accise nel 2023, e negli anni successivi, e, al contempo, lascia intravedere la possibilità di una modifica definitiva della disciplina delle accise sulla birra: un sistema fiscale più leggero che sarebbe una fondamentale boccata d’ossigeno per tutta la filiera.