Il 2020 segna una netta battuta d’arresto per il commercio mondiale degli spumanti, ma Il prosecco è il marchio che si è difeso meglio guidando il settore con una produzione di oltre 750 milioni di bottiglie.
Pur in un’annata difficile per la pandemia, la febbre del Prosecco sale e contagia tutta Italia con una produzione di vini con le bolle che si attesta sui 750 milioni di bottiglie nel 2020 (per il 70% esportate).
I numeri forniti dalla Unione Italiana vini sono importanti; il Prosecco come detto guida il settore e pesa sul totale per oltre il 50%; curioso invece osservare come la maggior parte delle rimanenti bottiglie confezionate riguardi produzioni estremamente di nicchia; una conferma della grande diversificazione delle produzioni del nostro paese. Il 58% delle bottiglie imbottigliate riguarda delle Doc, mentre il 24% delle Docg e 1 % di Igt; stiamo parlando per la quasi totalità di vini bianchi con qualche piccola produzione di rosati e rossi.
È interessante notare come, benchè resti il Veneto la regione regina di questa produzione e tutto il territorio a nord del Po si confermi in crescita, vi sono oramai produzioni di spumanti e similari un po’ in tutta Italia: tra le regioni storicamente meno interessate a questa produzione spicca in particolare la Sicilia, che cresce e ha oltre 1 milione di bottiglie; spicca in negativo invece la Toscana, regione di vini, che però conferma al momento lo scarso interesse verso le bollicine.
Nel 2020 il commercio mondiale degli spumanti ha segnato però una netta battuta d’arresto (perso il 9%) evidentemente a causa della crisi legata alla pandemia (fu così anche dopo la crisi del 2008). Considerando i tre colossi della spumantistica mondiale Prosecco, Cava e Champagne, i cali maggiori li ha avute lo Champagne che ha perso sia in volume che in valori, mentre i due rimanenti marchi le perdite sono state più limitate e non hanno riguardato i volumi commercializzati; e il Prosecco è il marchio che si è difeso meglio chiudendo con un -3%, mentre gli spagnoli -8%, e i francesi -20%.
La scommessa sulla ripresa è però difficile, gli analisti consideravano infatti oramai arrivata la crescita sui mercati attualmente colonizzati, per cui la ripartenza dovrà basarsi soprattutto sull’allargamento a mercati ancora inesplorati