La birra? Un formidabile “strumento” di aggregazione sociale. In tanti sensi.
Perché, certo, la birra deve essere buona, fresca, magari non eccessivamente per coglierne al meglio note e sapori (anche se, diciamolo, d’estate è difficile non pensare a una birra ghiacciata quando le temperature sono da “bollino rosso”…).

La birra contro l’autismo
Finalità sviluppate anche attraverso collaborazioni con diverse altre realtà del territorio. Come la Cooperativa Insieme, socio di Articioc, impegnata da molti anni nel supporto a persone con disabilità e alle loro famiglie. “Nell’ambito del progetto Terzotempo, realizzato con l’Azienda Usl di Parma, abbiamo realizzato con Articioc dei laboratori per dare la possibilità a persone con disturbo dello spettro autistico di sperimentarsi nella produzione di birra, consentendo loro di capirne i processi e di lavorare in gruppo, associando così l’approccio terapeutico a quello lavorativo”, spiega Matteo Gillani, presidente della Cooperativa Insieme. “Da un lato, infatti, attraverso questa attività possiamo lavorare sugli aspetti relazionali, essenziali quando si ha a che fare con questo disturbo, dall’altro possiamo conseguire obiettivi sociali, verificando la possibilità di offrire a queste persone degli sbocchi lavorativi nel mondo del brewing”.

Una iniziativa che potrebbe costituire una sorta di modello da riproporre attraverso altre realtà in diverse zone d’Italia, facendo leva sulla caratteristica di “collante sociale” della birra: capace di riunire tante persone in allegria attorno a un tavolo, ma anche di creare opportunità di inclusione per persone affette da disabilità intellettive, favorendone le relazioni con altre persone e anche l’inserimento nel mondo del lavoro. “Un passaggio fondamentale, quest’ultimo, soprattutto nel momento in cui, con il passare degli anni, queste persone si trovano a non poter più contare sul supporto dei genitori o di altri familiari”, sottolinea Luca Manici, presidente di Articioc.
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