Presentato a Roma il rapporto annuale di Assobirra: in Italia continuano a crescere produzione e consumi. Ecco i dati nel dettaglio.
Come riportato dalle diverse associazioni di categoria, il 2022 è stato un anno molto positivo per la birra nel nostro Paese: un settore che infatti ha mostrato degli importanti segnali di ripresa dopo lo stop causato dalla pandemia e dalle difficoltà legate all’aumento dei prezzi delle materie prime.
Si sta realizzando un trend positivo frutto anche della capacità dei birrifici nostrani di creare una gamma sempre più ampia di prodotti che, per aromi e sapori, vanno incontro ai gusti degli appassionati: a questo si aggiunge un rinnovato interesse, da parte soprattutto di giovani imprenditori, ad investire nella filiera artigianale italiana.
Questo è quanto emerge anche dal report annuale di Assobirra relativo al 2022 presentato a Roma. Il documento mette in evidenza la continua crescita del mercato italiano ed il raggiungimento di nuovi record storici: numeri che superano, in positivo, anche quelli fatti registrare nel periodo pre pandemico.
Secondo i dati forniti, illustrati anche tramite alcuni grafici, la produzione di birra ha raggiunto quota 18,4 milioni di ettolitri, superando il 2021 (17,8 mio/hl): anche i consumi sono cresciuti, attestandosi a 22,3 milioni di ettolitri, in aumento di oltre un milione rispetto al 2019.
Al nuovo record complessivo, si accompagna ovviamente quello pro capite: l’asticella è salita ulteriormente, raggiungendo la cifra di 37,8 litri a testa nel corso del 2022. Si tratta di quasi due litri e mezzo in più rispetto al 2021 e otto e mezzo in più rispetto al 2014, anno in cui è cominciata la poderosa crescita del settore birrario italiano (un arco di tempo nel quale si è passati da poco più di duecento birrifici operativi nella penisola a più di mille).
Con questo balzo in avanti, i consumi di birra in Italia si sono avvicinati tantissimo a quelli del vino, fermi a 41 litri pro capite: all’orizzonte quindi s’intravede la possibilità di un sorpasso che avrebbe del clamoroso in termini numerici e simbolici data la grande tradizione dei nostri prodotti vitivinicoli.
Da notare, inoltre, la ripresa del dato relativo ai consumi fuori casa che cresce del 20,9%, attestandosi al 35,8% contro il 32,6% dell’anno precedente: una quota in linea con le proporzioni pre-covid. In modo complementare, nel 2022, il peso delle vendite della grande distribuzione è diminuito del 3,2% (64,2% contro il 67,4% nel 2021).
Per quanto riguarda l’export, invece, la quota si è attestata ad un soffio dal record fatto segnare nel 2021 (3,8 milioni di ettolitri contro i 3,9 dell’anno precedente), con consumi in crescita prevalentemente nel Regno Unito (che ha raggiunto il 48,2% dell’export complessivo contro il 46,9% del 2021).
Le esportazioni risultano in crescita anche verso gli Stati Uniti (passate dall’8,6% al 9,1%),la Francia ed i Paesi Bassi (al 4,3% ciascuno) e l’Albania (4,2%). Al contempo, continuano a crescere le importazioni che si attestano a quota 7,8 milioni di ettolitri, in aumento rispetto ai 7,1 del 2021 ed ai 6,4 del 2020.
Sono tutti dati molto positivi quindi, in un contesto economico generale complesso, motivo per il quale Assobirra ritiene urgente che vengano prese decisioni chiare sul versante fiscale, che consentano alle aziende di tornare a dedicare maggiori risorse economiche a tutta la filiera per generare una crescita sostenibile nel tempo.
Le marginalità operative, infatti, sono strutturalmente ancora sotto pressione: agricoltura, trasformazione, produzione, logistica, trasporti, grande distribuzione e ristorazione hanno bisogno di tornare ad investire sul proprio business, per generare ricchezza per il Paese.
Il comparto birrario italiano occupa quasi 120mila operatori suddivisi fra circa 1000 aziende, crea un valore condiviso di 9,4 miliardi di euro (equivalente allo 0,53% del Pil) e soprattutto, unica fra le bevande da pasto (dato che in Italia viene consumata prevalentemente in tale contesto), versa all’erario oltre 700 milioni in accise annue che si sommano alla contribuzione fiscale ordinaria.
Senza dubbio quindi le sfide che attendono il settore sono tante ed una di queste è quella con le birre d’importazione: la filiera artigianale nostrana, infatti, ha come obiettivo quello d’imporsi sempre di più rispetto a prodotti provenienti dall’estero che, in molti casi, non sono offerte di alta qualità essendo birre industriali.
Il trend però, come visto, è in forte ascesa, le statistiche sono tutte positive e non manca grande ottimismo per il futuro. Fiducia sostenuta dal lancio di progetti ambiziosi, come quello che prevede una strada della birra in ciascuna regione d’Italia (la prima è stata inaugurata nelle Marche) per promuovere la grande biodiversità, data dalla ricchezza di materie prime del nostro territorio, che caratterizza la produzione artigianale italiana rendendola unica e sempre più apprezzata anche all’estero.