Negli ultimi decenni, in tutto il mondo, Italia compresa, è in continuo aumento il numero dei piccoli birrifici artigianali: questo è merito soprattutto della scuola di pensiero che porta un numero crescente di nuovi mastri birrai a creare birre originali utilizzando un ventaglio sempre più ampio di materie prime, soprattutto locali.
Il miglioramento qualitativo dell’antica bevanda che accompagna la storia dell’ uomo da almeno 9mila anni, però non è solo merito dell’inventiva e delle capacità tecniche degli artigiani del settore ma anche delle più moderne ed innovative tecnologie di produzione e degli studi scientifici che consentono di conoscere le proprietà organolettiche di tutti gli ingredienti della birra.
Colore, schiuma, zuccheri, malti, luppoli ed ogni componente della bevanda viene analizzato con grande rigore in modernissimi laboratori, come quelli del CERB di Perugia, il primo centro di ricerca in Italia dedicato all’eccellenza della birra del quale abbiamo parlato in alcuni articoli: il team di scienziati che vi lavora infatti svolge analisi proprio con l’obiettivo di migliorarla qualitativamente in tutti i suoi aspetti e nelle sue infinite tipologie.
Conoscenze che vengono poi messe a disposizione di birrifici e mastri birrai non solo italiani, i quali, seguendo le numerose e preziose indicazioni sempre più dettagliate, realizzano nuove ricette che consentono di soddisfare i gusti di un numero di consumatori in costante crescita.
Non solo la scienza però: anche l’innovazione tecnologica sta contribuendo a cambiare il mondo della birra, specie negli ultimi anni, nei quali il progresso viaggia sempre più velocemente. Un esempio, in tal senso, è arrivato dal Belgio dove, lo scorso anno, come abbiamo riportato, è stato lanciato il primo prototipo della stampante molecolare per produrre la bevanda.
Questa quindi non è la prima occasione nella quale parliamo di birra e di come scienza e tecnologia possono migliorarla, ma stavolta andiamo addirittura fuori dai confini del nostro pianeta per farlo, ovvero nello spazio: un team di scienziati infatti, in un laboratorio americano, ha creato un simulatore di microgravità per studiare gli effetti di questo ambiente sulla fermentazione della bevanda.
I risultati dell’esperimento, svolto in Florida, hanno dimostrato che questa condizione non solo accelera il processo di fermentazione, ma porta anche alla creazione di prodotti di qualità superiore rispetto a quelli realizzati nei normali birrifici.
Per giungere a questa conclusione, gli esperti, come primo passaggio hanno prodotto il mosto a partire dall’orzo e l’hanno poi diviso in sei campioni identici: i ricercatori hanno quindi iniettato in ognuno di essi il Saccharomyces pastorianus (ovvero il lievito utilizzato per produrre la birra lager a bassa fermentazione) utilizzandone tre come campioni di controllo e mettendo gli altri tre in condizioni di microgravità simulata in laboratorio.
I risultati hanno evidenziato non solo che il lievito si è riprodotto perfettamente in microgravità, ma anche che la fermentazione è avvenuta più rapidamente, in 21 ore contro le 28 necessarie al mosto del gruppo di controllo: gli scienziati ipotizzano che il motivo sia da ricercare nel fatto che le cellule rimangono costantemente in sospensione e questo massimizza la disponibilità delle sostanze nutritive impedendo che si depositino sul fondo dei contenitori.
La microgravità ha influenzato anche il sapore della birra: producendo una minore quantità di esteri (cellule frutto della fermentazione responsabili degli aromi sia buoni che cattivi della bevanda), ha creato una birra di maggiore qualità, con un sapore migliore.
Una bevanda meno aromatica e più secca rispetto alle controparti terrestri anche per il fatto che la concentrazione di due molecole specifiche, note per conferire aromi agrumati e di banana (tipici soprattutto delle birre ad alta fermentazione come le weiss), era significativamente inferiore nei campioni spaziali.
‘In futuro, continuando a esplorare lo spazio, condurremo sempre più esperimenti in condizioni di microgravità che daranno esiti difficilmente prevedibili’ ha spiegato Andrew Macintosh, uno degli autori dello studio, sottolineando, insieme ai propri colleghi, che questo esperimento è solo un primo passo.
Uno studio necessario per iniziare a capire in che modo lo spazio può aiutare a migliorare anche la produzione dell’antica bevanda: i risultati, infatti, suggeriscono che la birra prodotta in assenza di gravità potrebbe avere un sapore più pulito e raffinato grazie all’eliminazione di alcuni difetti tipici delle produzioni nei normali birrifici.
Come visto, quindi, il futuro del mondo della birra si preannuncia molto affascinante poiché le scoperte scientifiche e le innovazioni tecnologiche mettono a disposizione, sia dei birrifici industriali che artigianali, una serie di dati e di metodologie produttive semplicemente inimmaginabili fino a pochi decenni fa.
Queste, inoltre, consentono di ideare, creare e proporre una gamma sempre più ampia di ricette, colori, gusti e aromi: in tal modo, con la loro offerta, i mastri birrai potranno far crescere ulteriormente il numero di appassionati dell’antica bevanda in tutto il pianeta.