Meno pomodori e più precoci, questo ciò che ci si aspetta dalla campagna di raccolta 2022 secondo uno studio di Coldiretti presentato nei giorni scorsi, all’inizio del periodo di raccolta. A dettare legge nel 2022, come in tanti altri settori, sono le particolarità ed eccezionalità climatiche o forse, per meglio dire, il nuovo corso climatico al quale occorre pian piano abituarsi.
Va detto innanzitutto che la raccolta è partita in anticipo a causa delle temperature eccezionalmente miti che ci hanno interessato da maggio fino a tutto luglio, portando addirittura talvolta delle problematiche alla maturazione per effetto del caldo eccessivo riscontrato in tutte le regioni produttrici (Emilia Romagna, Lombardia, Campania e Puglia su tutte, per un totale in Italia di 70.000 ettari coltivati).
Il settore industriale del pomodoro occupa almeno 6500 imprese agricole e 90 imprese di trasformazione per un fatturato di 3,7 miliardi di euro (dati Coldiretti); è un settore negli ultimi anni trainato dalle esportazioni in perenne crescita a causa del successo del mangiare mediterraneo nel mondo.
Nonostante il trend positivo e i buoni numeri degli ultimi anni le prospettive comunque non sono rosee, quest’anno incombono le minacce derivate dall’enorme crescita dei costi di produzione, che coinvolgono veramente tutte le componenti della filiera e dei processi produttivi: concimi, gasolio, vetro, carta, tetrapak, cartone e plastica.
Spietata l’analisi – pubblicata sempre da Coldiretti – delle componenti che concorrono a determinare il prezzo di un vasetto di passata, e che rende bene l’idea della situazione e di come siano veramente risicati i margini per i produttori <In una bottiglia di passata da 700 ml in vendita mediamente a 1,3 euro oltre la metà (53%) è il margine della distribuzione commerciale con le promozioni, il 18% sono i costi di produzione industriali, il 10% è il costo della bottiglia, l’8% è il valore riconosciuto al pomodoro, il 6% ai trasporti, il 3% al tappo e all’etichetta e il 2% alla pubblicità>.




