L’epidemia Covid-19 sta diventando un pretesto per l’immobilità e le false misure precauzionali.
Diciamolo, è incomprensibile il motivo per il quale si passi da zona gialla ad arancione in un balletto sempre più frenetico. Davvero così si riduce il rischio di diffusione del Covid-19?
Non meno assurdo, che i bar siano costretti ad aprire a intermittenza, ma a chiudere sempre alle 18. Stiamo aspettando dal nostro esecutivo da oltre 9 mesi strategie adeguate. E continuiamo ad attendere, perché i nostri politici sono tutti bloccati sotto l’ombrello del Covid-19. Ora si parla di crisi di governo alle porte. Vedremo…
Dobbiamo arrivare alla fine dell’emergenza -quando inizierà la fase più drammatica dal punto di vista sociale, economico e occupazionale- per capire che il governo non è in grado di andare avanti? Che, risultati alla mano, non è capace di gestire questa situazione, del resto complicatissima e spigolosa anche per politici professionisti? Solo allora si apriranno nuovi scenari? O possiamo anticiparli, forse?
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La prudenza di Conte (dal Ilsole24ore.com)
Da Palazzo Chigi è filtrato scetticismo di fronte alla possibilità di un Conte ter. L’ipotesi “non c’è” hanno fatto sapere. Anche perché con ogni probabilità un Conte ter finirebbe con ridimensionare l’attuale premier. Per questo nei giorni scorsi ha sfidato apertamente Renzi: se ci sarà la crisi sarà il parlamento ad avere l’ultima parola. Ma in questo caso le possibilità di Conte per rimanere in sella si avvicinerebbero allo zero. Proprio per questo Conte si è detto sempre disponibile “all’ascolto delle forze che sostengono il governo”. “A breve – ha concluso facendo riferimento al Recovery plan – ci ritroveremo con tutte le forze di maggioranza per operare una sintesi complessiva, che valga a selezionare gli investimenti e le riforme più utili a modernizzare il Paese. I 209 miliardi che l’Europa ci mette a disposizione sono risorse ingenti, ma le nostre scelte devono essere ben ponderate”.
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