Dopo due tappe consecutive nelle Americhe (Grenada e Guatemala), il tour alla scoperta dei prodotti brassicoli del mondo, siano essi industriali o artigianali o birre tradizionali, torna in Africa e approda in uno dei Paesi più sottosviluppati del pianeta, ovvero la Guinea.
Nell’ex colonia francese infatti, nonostante un sottosuolo ricco di risorse quali oro, bauxite, diamanti e uranio, secondo il rapporto delle Nazioni Unite, il 47% della popolazione vive sotto la soglia di povertà internazionale convenzionalmente fissata a 1,25 dollari al giorno.
Un tasso d’indigenza molto elevato che, come avviene nel confinante Gambia di cui abbiamo parlato, incide negativamente anche sullo sviluppo del settore brassicolo industriale: come però abbiamo già avuto occasione di sottolineare, quest’area del mondo si trova al centro degli interessi commerciali dei grandi produttori della bevanda.
Lo si deve al fatto che, nell’ultimo decennio, in Africa i consumi sono cresciuti del 4% ed inoltre, secondo le stime, entro il 2025, in questo continente si svilupperà il 30% del mercato mondiale della birra: queste sono le ragioni per cui la multinazionale francese Castel, nonostante il contesto socio-economico drammatico, nel 2008 ha deciso di acquistare l’unico birrificio tuttora presente in Guinea.

L’azienda, denominata ‘Sobragui’ ed ubicata nella parte meridionale della capitale Conakry, produce due birre autoctone: la prima è la ‘Guiluxe’ (in italiano: ‘il lusso della Guinea’), una lager con una gradazione alcolica del 5% che, per quanto riguarda lo stile, si rifà a quelle americane. Si distingue per l’etichetta sulla quale è rappresentata la bandiera nazionale e per essere quella maggiormente consumata dai guineani. Come profilo aromatico, mette in risalto le note amare del luppolo impiegato.
La seconda birra locale della casa (che qui importa, oltre ovviamente alla Castel, anche la Guinness) è la ‘33 Export’ prodotta dal 2011. Si tratta di un’altra lager dal colore giallo dorato e con un’ abbondante schiuma: presenta inoltre note di grano, mais e caramello.
LA BIRRA TRADIZIONALE
Le pessime condizioni economiche della popolazione di cui abbiamo parlato in precedenza, impediscono alla maggior parte dei guineani di acquistare tali prodotti e questo comporta due conseguenze: la prima è che la Sobragui destina la maggior parte della produzione alle esportazioni verso i Paesi africani con un’economia più sviluppata, la seconda è che la birra tradizionale, prodotta nelle abitazioni, domina la scena brassicola del Paese: stiamo parlando della ‘Chakalow’.
Viene realizzata con l’impiego del miglio, un cereale particolarmente resistente alla siccità, motivo per cui si presta alla coltivazione anche in aree semidesertiche, o aride, e su suoli poveri: grazie alle sue peculiarità costituisce anche una preziosa fonte di sostentamento per la popolazione della Guinea.

Per quanto riguarda la preparazione della bevanda, che richiede alcuni giorni di lavorazione, anche qui, secondo la tradizione, viene realizzata dalle donne. Il primo passaggio prevede che il miglio venga immerso in acqua per un periodo che va dalle sette alle dieci ore e lasciato germogliare coperto con foglie di manioca o taro per mantenerlo umido.
Successivamente, viene lasciato asciugare al sole per tre giorni: una prassi che ricorda, almeno in parte, il processo di maltatura industriale. Una volta asciutto, il miglio viene macinato, riposto in una pentola (chiamata canari) con acqua e cotto per sei, otto ore.
ll liquido filtrato ottenuto viene chiamato “tossé”: a questo si aggiunge del lievito ed il composto viene lasciato fermentare durante la notte. Il risultato finale è una bevanda alcolica semi-fermentata che, nel tempo, continua a fermentare, motivo per cui il tasso alcolico aumenta.

Il chakalow non si conserva a lungo, motivo per cui viene prodotto, distribuito e consumato nell’ambito delle diverse comunità locali. Una bevanda tradizionale la cui sopravvivenza, nei Paesi di quest’area dell’Africa economicamente più sviluppati, è messa in pericolo dalle birre industriali locali ed importate.
Questo non avviene però in Guinea dove diversi fattori, in primis l’elevatissimo tasso di povertà e una rete per i trasporti via terra molto limitata, non consentono alla maggior parte della popolazione di acquistare i prodotti industriali: motivo per cui, nonostante l’esistenza del birrificio Sobragui, la birra tradizionale Chakalow, prodotta nelle abitazioni, e che fa parte della cultura guineana, continua ad essere la bevanda brassicola di gran lunga più diffusa.




