Il 18 novembre si festeggia il Poitín Day, dedicato all’antico distillato irlandese per lunghi secoli considerato pericoloso e proibito dalle autorità. Ecco la sua storia.
Del poitín abbiamo già accennato nella prima puntata di “Distillation history” dedicata al whisky. Tuttavia, dal momento che il 18 novembre si festeggia l’International Poitín Day, istituito nel 2015, vale la pena tornare sull’argomento per conoscere meglio questo antico distillato irlandese altamente alcolico che, sebbene sia oggi poco conosciuto nel mondo, ha un suo pubblico di estimatori. E che, dopo lunghi secoli di proibizioni, è stato riscoperto negli ultimi anni da alcuni mixologist per creare interessanti varianti di cocktail classici, spesso in alternativa proprio al whisky.
Noto anche come poteen o potcheen, il poitín (si pronuncia “pot-cheen”) è una delle bevande alcoliche più antiche e tradizionali d’Irlanda, con una storia che risale almeno al VI secolo. Il nome deriva dalla parola irlandese “pota” (da non confondere con l’assonante espressione bergamasca…), che significa “pentola” o “piccolo alambicco”, riferendosi ai piccoli distillatori di rame utilizzati per la sua produzione.
Distillato “pericoloso” e proibito
Originariamente, il poitín veniva distillato da cereali come orzo, avena e grano, ma successivamente anche da patate. Pur derivando da ingredienti “poveri”, diffusi nelle campagne, la sua produzione richiedeva grande abilità e conoscenza, e spesso avveniva in luoghi remoti e isolati per sfuggire ai controlli delle autorità. Questo processo artigianale conferiva al poitín un sapore unico e una gradazione alcolica particolarmente elevata, che poteva arrivare fino al 95%!
Nel 1661, la produzione di questo distillato fu resa illegale dalle autorità inglesi, preoccupate degli effetti dovuti all’alto tenore alcolico e della perdita di entrate fiscali derivanti dalla diffusa distillazione domestica. Nonostante ciò, la produzione clandestina di poitín continuò per secoli, diventando parte integrante della cultura rurale irlandese. Spesso veniva consumato durante feste e celebrazioni, e la sua reputazione di bevanda forte e “pericolosa” contribuiva a mantenerne vivo il fascino.
Durante il XIX e il XX secolo, la repressione del poitín da parte delle autorità si intensificò, ma mai al punto di sradicarne completamente la produzione. Anzi, la proibizione aumentò la popolarità dello storico distillato in Irlanda, rendendolo ancor più iconico, una sorta di simbolo della cultura e dell’identità locale in opposizione alle sempre mal tollerate autorità inglesi.
Solo nel 1997, finalmente, il governo della Repubblica d’Irlanda ne legalizzò la produzione, consentendo a distillerie con licenza di produrlo e venderlo. Oggi il poitín, con una gradazione alcolica minima di 40% vol. (ma ci sono prodotti particolari che arrivano anche al 90%), è riconosciuto come tipico prodotto tradizionale irlandese e alcune distillerie artigianali ne producono versioni che rispettano antiche ricette e metodi di distillazione la cui memoria si perde nel tempo.
Poitín e cocktail
Nessuna ricetta di cocktail attualmente codificata da Iba prevede l’uso del poitín, tuttavia, come detto, nella generale tendenza alla riscoperta di antichi distillati e grazie alla legalizzazione da parte dell’Irlanda meno di trent’anni fa, questo prodotto ha iniziato da qualche tempo a fare capolino fra gli ingredienti di cocktail originali e twist on classic.
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