Un’ottima notizia per la filiera della birra artigianale italiana: il taglio delle accise è stato prorogato a tutto il 2023.
La filiera della birra artigianale del nostro Paese, negli ultimi anni, ha visto i propri numeri continuare a crescere: oggi, infatti, conta circa mille realtà produttive, genera 9 miliardi di valore complessivo, impiega 118 mila persone e ha totalizzato 250 milioni d’investimenti nel quadriennio 2019-2022. Tutto questo nonostante le difficoltà causate prima dalla pandemia e, in seguito, dall’aumento dei costi delle materie prime, conseguenza del conflitto in Ucraina e dell’inflazione.
Le criticità maggiori si sono registrate dal punto di vista agricolo: come noto, infatti, l’Italia è carente per quanto riguarda la coltivazione di cereali da birra, motivo per cui deve approvvigionarsi da altri Paesi, fra i quali, per l’appunto, l’Ucraina. Questa la ragione per la quale la filiera, da inizio 2022, sta facendo fronte ad aumenti medi del 34% sull’orzo, del 23% sul frumento e del 16% sul mais, senza contare i rincari attuati dalle numerose aziende che offrono servizi a tutto il settore.
La crisi energetica, inoltre, ha portato i prezzi del vetro ad una crescita dell’8,5% rispetto al 2021 e quelli dell’alluminio del 42%. Uno scenario critico che rischia di colpire ulteriormente sia il canale della grande distribuzione (supermercati) che quello dei punti vendita al dettaglio (HoReCa) come beer shop e pub.
Una situazione molto complicata quella che si trova ad affrontare la filiera italiana, gravata anche da due ulteriori aspetti: il primo è il fatto che il 30% circa della birra consumata in Italia viene importato da Paesi quali Austria e Germania dove i birrifici sono gravati da tassazioni minori.
Il secondo fattore si collega al precedente, ma è causato da una particolarità tutta nostrana: la birra, nella penisola, viene infatti ancora considerata e consumata principalmente durante i pasti ed è l’unica di tale categoria ad essere gravata dal pagamento delle accise.
Per questo motivo, da tutti gli addetti ai lavori, è stata accolta con grande soddisfazione la notizia che, fra gli emendamenti al decreto Milleproroghe approvati dalle Commissioni Bilancio e Affari costituzionali del Senato, vi è anche quello che proroga a tutto il 2023 il taglio delle accise sui birrifici: un’importante misura in aiuto del settore che era stata preannunciata dal ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida in un incontro con la Coldiretti svoltosi lo scorso novembre.
L’emendamento ‘salva birra‘, come è stato ribattezzato da diversi operatori della filiera, prevede infatti la conferma dei tagli fiscali inversamente proporzionali alla dimensione d’impresa: per i piccoli birrifici artigianali, con una produzione sino a 10 mila ettolitri lo sconto sulle accise per il 2023 rimarrà al 50%.
Per chi produce sino a 30 mila ettolitri, invece, sarà pari al 30%, mentre, per le imprese sino a 60 mila ettolitri, lo sconto arriverà al 20%: prevista inoltre la riduzione a 2,97 euro per ettolitro e per grado Plato. Senza l’intervento, l’accisa base sarebbe invece tornata a 2,99 euro per ettolitro e la riduzione per i piccoli birrifici artigianali si sarebbe ridotta o azzerata rispetto al 2022.
“Grazie alla misura – ha sottolineato il ministro Lollobrigida – si mettono a disposizione 8,15 milioni di euro per il 2023 e si mette in sicurezza il comparto brassicolo, consolidando il suo sviluppo e salvaguardando la produzione della birra italiana: l’eccellenza del nostro made in Italy passa anche per le nostre birre e per la maestria dei nostri produttori, che continueremo a sostenere con il massimo impegno”.
“La disposizione approvata rappresenta un tassello fondamentale per lo sviluppo e il consolidamento di una filiera della birra 100% made in Italy che, nonostante le difficoltà provocate dalla pandemia e dall’aumento dei costi delle materie prime, continua a crescere”, hanno commentato soddisfatte le associazioni di categoria.
Un provvedimento che potrebbe anche rappresentare il primo passaggio per raggiungere uno degli obiettivi che si è posto l’attuale Governo, ovvero quello di mettere in leale concorrenza le aziende italiane con quelle europee sul piano della fiscalità.
Per quanto riguarda nello specifico i birrifici, si guarda con interesse al modello francese che prevede una disciplina fiscale a scaglioni basata sulle dimensioni dei birrifici, sulla falsariga di quanto indicato dall’Unione Europea: una tipologia di tassazione che consentirebbe una maggiore tutela dei produttori e dei prodotti brassicoli made in Italy.
La volontà delle istituzioni di tutelare la birra artigianale nostrana, come dimostra la proroga del taglio delle accise a tutto il 2023, lascia inoltre intravedere la possibilità di una modifica definitiva della normativa: un sistema fiscale più leggero sarebbe una fondamentale boccata d’ossigeno per tutta la filiera, soprattutto se si considera l’attuale contesto storico.