Si conclude domenica 15 settembre la Trieste Cocktail Week 2024: ecco che cosa ci è piaciuto.
La terza edizione della Trieste Cocktail Week si chiude domenica 15 settembre e noi di ApeTime, che l’abbiamo seguita direttamente sul posto con la nostra “Lady Cocktail” Nicole Cavazzuti, ne approfittiamo per tracciare una piccola mappa dei locali che ci sono piaciuti di più nel capoluogo giuliano. Non una rassegna esaustiva, intendiamoci: i locali aderenti all’iniziativa (17 cocktail bar, 4 ristoranti e 2 negozi) sono tanti e non siamo riusciti a visitarli tutti in pochi giorni.
Motivo in più per mettere in agenda nei prossimi mesi un nuovo tour per la città che, complice un’affluenza turistica in costante crescita, ha visto moltiplicarsi negli ultimi anni la sua offerta nell’ambito del fuoricasa. E non è finita, perché ulteriori aperture sono all’orizzonte… Intanto, però, ecco alcuni locali che ci sono particolarmente piaciuti a Trieste per la cocktail week… e non solo.
Antico Caffè Torinese, cocktail innovativi immersi in oltre 100 anni di storia
Entrare nell’Antico Caffè Torinese, a pochi passi dalla famosissima Piazza Unità d’Italia, equivale a fare un salto indietro nel tempo di oltre un secolo: inaugurato nel 1919, in una Trieste appena diventata italiana, è oggi uno dei soli due bar del capoluogo giuliano (escludendo le pasticcerie) ad avere conservato intatti gli arredi originali in legno e ottone, realizzati in questo caso con l’apporto dell’ebanista Debelli, noto per avere arredato i famosi transatlantici Vulcania e Saturnia degli anni ’20. Spettacolare il bancone liberty, illuminato da uno stupendo lampadario in cristallo e dietro il quale trova posto un’altrettanto spettacolare bottigliera con oltre 300 referenze.
Ma attenzione: se arredi e atmosfera del locale testimoniano più di cent’anni di storia e tradizione, la mixology è invece un concentrato di ricerca e innovazione. Da poco è stata lanciata la nuova drink list, curata dal bar manager, Sebastiano Villatora, giovane ma con alle spalle diverse esperienze, fra cui quella al Carico di Milano.
Ovviamente, a richiesta Sebastiano prepara anche tutti i classici della miscelazione, per i quali nutre una vera e propria venerazione: “Dai classici nasce tutto”, è il suo motto.
Ma l’Antico Caffè Torinese di Trieste non è solo un cocktail bar: aperto da lunedì a sabato dalle 8 del mattino alle 2 di notte, è anche caffetteria, pasticceria e bar tradizionale, dalla colazione al pranzo, dalla pausa caffè all’aperitivo fino al dopocena. Un locale contemporaneo nell’offerta, innovativo nella miscelazione ma con le radici ben piantate in una storia prestigiosa.
Pier the Roof, cocktail bar sul molo con vista mare
Pier the Roof è la terrazza del ristorante Pier (parola inglese che significa proprio molo), inaugurato nel 2017 da Walter Gustin, oggi titolare anche di altri sei esercizi a Trieste. Un locale unico nel suo genere in città, disposto su due livelli e caratterizzato per l’appunto dalla bellissima terrazza sul mare con vista panoramica, oltre che dalla qualità della proposta.
In basso c’è il ristorante di cucina tradizionale rivisitata, aperto tutto l’anno e specializzato in pesce, con un menù a rotazione in base alla stagione.
Di sopra, il tapas cocktail bar stagionale con due banconi e una proposta food studiata ad hoc per accompagnare i drink e stimolare la bevuta. In carta, una selezione di drink a bassa gradazione alcolica e i classici più popolari, dal Mojito all’Americano.
Il menù del ristorante (aperto tutti i giorni dalle 11.30 alle 15.30 e dalle 18.30 alle 22.30) è diviso in antipasti, primi, secondi e dolci. Tra le prelibatezze spiccano ad esempio scampi e tartufo, oppure la tartare di branzino, gazpacho di pesca e crostini al nero di seppia, o ancora le capesante scottate, crema di piselli e menta, cialda al pane gratinata. Prezzi compresi fra 15 e 20 euro, con un paio di eccezioni come il tris di tartare (salmone, tonno pinna gialla e orata con emulsione al timo e cialda di semola, 28 euro) o il Quadro del Pier (saor, baccalà mantecato tradizionale, insalatina tiepida di seppia, scampo e branzino gratinato, 30 euro).
L’offerta culinaria è basata essenzialmente su pesce a chilometro zero e, come detto, si rinnova di stagione in stagione per offrire sempre materie prime fresche. Il tutto da godere in un ambiente “elegantemente informale”, dove colori, arredi (in parte di recupero) e accessori (come le lampade in rete) armonizzano perfettamente Pier al contesto del porto in cui si trova.
La zona bar accoglie gli ospiti già all’ingresso al piano inferiore, con una sala lounge dominata dal bel bancone in legno che, per materiali e design, richiama gli interni degli yacht ormeggiati tutt’attorno.
Ma la parte davvero spettacolare, dicevamo, è la terrazza al piano superiore, aperta da maggio fino all’inizio dell’autunno: la serata finale coincide con la Barcolana, l’evento che tradizionalmente chiude la stagione a Trieste la seconda domenica di ottobre (il 13, quest’anno).
Un luogo imperdibile per la vista sul porto turistico e sul mare, per i tramonti ma anche per l’atmosfera, rilassante ma al tempo stesso animata da dj set e frequenti eventi speciali come quelli dedicati all’”aPieritivo” o quelli in collaborazione con alcuni produttori di distillati di qualità.
Il “doppio” cocktail bar Pier the Roof (aperto dalle 17 alle 2) propone una drink list basata soprattutto su cocktail low alcool: come l’Aperol a Mo’, ispirato al Naked and Famous ma con Italicus al posto del mezcal, il che lo rende più fresco e meno alcolico dell’originale. Non mancano comunque i classici, magari con qualche rivisitazione come il Negroni preparato con tecnica throwing, giustificata non solo dalla spettacolarità, ma anche dal sapore del risultato finale.
Per accompagnare il tutto, una bella selezione di tapas in stile street food, dall’insalata di polipo al fritto misto di pesce e verdure.
Ce n’è abbastanza, insomma, per consigliare almeno una visita, che sia al Pier a pranzo o a cena oppure al Pier the Roof per un aperitivo o un dopocena. Ma, in quest’ultimo caso, ricordate che avete tempo solo fino al 13 ottobre… o che dovrete attendere la prossima primavera.
Mor, locale di riferimento per i cocktail lover
La drink list del Mor (acronimo di “Misceliamo Ogni Ricetta”) offre una selezione di cocktail signature per lo più dalla bassa gradazione alcolica e dalla presentazione scenografica. Ad esempio L’albero della Vita, con tequila Espolon allo shiso, Bitter Fusetti al cacao, cordiale di sesamo tostato e assenzio (15 euro); oppure 7 Anni in Tibet, con distillato di osmanto, vodka Blue Lie, sciroppo di mele cotogne, acqua di karkadè (15 euro); Fred e Ginger con Campari, Vermouth del Professore rosso, cordiale vaniglia e passion fruit, ginger kombucha, whiskey Talisker Sky (10 euro); o ancora Impara l’Arte e…, con Milk Gin Mare, sciroppo di zucchero, essenza di limone, distillato di ghiaccio, bouquet di lavanda, vaniglia e sambuco (15 euro).
Naturalmente è possibile richiedere anche qualunque classico (del resto l’insegna parla chiaro, qui miscelano ogni ricetta…), e quelli che abbiamo provato sono stati preparati davvero come si deve.
Accanto ai cocktail, merita di essere segnalata la carta dei vermouth, tra le più ricche e interessanti della città giuliana, fra marchi storici e prodotti innovativi. La selezione riflette la passione per il vermouth di Stefano Zuliani – proprietario del Mor con Diego Giorgiutti -, che ha selezionato meticolosamente una serie di etichette dalla caratteristiche uniche, “in grado – assicura – di arricchire i cocktail con sfumature di gusto complesse e raffinate”.
Per accompagnare i drink, c’è un menù food con una serie di piatti “veloci”: maritozzi salati con farciture per tutti i gusti (7 euro), scarpette con pane casareccio (all’amatriciana, con cacio e pepe o con ragù alla bolognese, tutte a 4 euro), taglieri (15 euro per due persone) e schiacciate toscane con tartufo, pollo o baccalà (5 euro).
Il tutto nel pieno centro di Trieste, in un ambiente accogliente, raffinato ma originale, fra arredi in legno scuro, dettagli in metallo di ispirazione industriale, illuminazione soffusa e decorazioni in stile steampunk, come ingranaggi e poster vintage. Eterogenea e variegata la clientela, composta da residenti, turisti e appassionati di mixology provenienti anche da altre città della regione.
Dalla sua apertura nel 2016, Mor ha infatti saputo imporsi come uno dei punti di riferimento per i cocktail lover di tutto il Friuli Venezia Giulia, grazie alla qualità della sua proposta e anche alla strategia di comunicazione sui social media, attraverso i quali il locale promuove fra l’altro il suo programma di eventi e serate a tema: degustazioni di cocktail particolari, concerti, mostre…
La Muta, atmosfere anni ’60 e cocktail contemporanei
Un tempo rione popolare di pescatori, marinai e magazzini portuali, da qualche anno il quartiere di Cavana, nel centro storico di Trieste, è stato riqualificato e in gran parte pedonalizzato, e oggi ospita numerosi locali che ne animano l’atmosfera, soprattutto la sera. Merita una visita La Muta, aperto poco più di un anno fa con un’ambientazione che ricorda gli anni ’50 e ’60 e un richiamo alla storia del rione anche nell’insegna: “la muta” era infatti il soprannome dato dagli abitanti a una prostituta, affetta appunto da mutismo, che anni fa esercitava la professione proprio di fronte ai locali dove oggi si trova il cocktail bar. E che fino alla sua morte, nel 2014, ha continuato a frequentare i bar della zona, diventando quasi un’istituzione di Cavana.
La drink list del locale si rinnova ogni sei mesi e rivisita in chiave contemporanea diversi cocktail storici, tutti proposti a 10 euro. “La nostra lista è focalizzata in particolare sull’aperitivo (La Muta è aperto da lunedì a giovedì dalle 17 a mezzanotte, fino all’1 venerdì e sabato, ndr), con l’obiettivo di proporre al cliente delle alternative ai classici Spritz o Americano, con ricette basate in gran parte su bitter e vermouth, per lo più a bassa gradazione alcolica”, spiega il bar manager Matteo Lebinaz.
Così, nella sezione “per iniziare” troviamo ad esempio il Carosello, con Martini Bitter Riserva, Martini Rubino, amaro al carciofo, cordiale di amarene, mandorla e cacao salato; oppure il Tally Me Banana, con gin Bombay Sapphire infuso alla banana, Martini Riserva Rubino, bitter e milk oolong. Fra i drink della sezione “per continuare” segnaliamo invece il 5 o’clock, con gin Bombay Sapphire fatwashed al burro, tè Earl Grey, acqua di miele, limone e aroma di zenzero; o il Pineappleapple Punch, con Avallen Calvados, Martini Floreale, miele di melo acidificato, infuso di ananas e liquirizia.
Ricetta cocktail: il 5 o’clock dalla drink list di La Muta a Trieste, il tè delle cinque… alcolico
C’è poi una corposa lista di Gin Tonic con gin di diverse tipologie e provenienza (fra gli 8 e i 13 euro) e quattro cocktail analcolici (6/7 euro). Alla cocktail list “di linea”, tra l’altro, se ne aggiungono alcune speciali in occasione di eventi particolari che coinvolgono Trieste, come la famosa Barcolana. Ad affiancare i drink, poi, una serie di “kitchen bites” selezionati con grande cura: croque monsieur e croque madame, maritozzi con roast-beef e pomodoro oppure con crema di dentice e bottarga, sardoni, ostriche, cruditè, hummus, battuta di manzo, branzino… I prezzi partono dai 3,50 per arrivare agli 8,50 euro, a meno di non scegliere il ricco Giardinetto (9 euro la versione piccola, 15 quella grande) con stravecchio e fresco di Montasio, caciotta Zidarič, mostarda di frutta, petuccia di maiale-cervo, salame punta di coltello e affumicato, pancetta coppata, culaccia e ortaggi all’agro.
“Il menù, sia per quanto riguarda i drink sia per la cucina, tiene conto delle preferenze sia della clientela locale, sia dei turisti internazionali che, da qualche anno, sono sempre più numerosi in città, grazie anche alle numerose crociere che fanno tappa al porto”, puntualizza Lebinaz.
Cicchetteria della Risorta, l’aperitivo “come una volta”
La Cicchetteria della Risorta è stata inaugurata circa tre mesi fa a Muggia (Trieste) per iniziativa di Henry Demarco, imprenditore muggesano della ristorazione. Il quale, dopo essersi aggiudicato la gara d’appalto del municipio per la gestione degli spazi un tempo occupati dalla pescheria comunale, con questo locale ha riportato in vita un luogo rimasto nel totale abbandono per circa 20 anni. Riqualificando un angolo caratteristico della città affacciato direttamente sul Mandracchio, il porticciolo di questo storico borgo sul Golfo di Trieste, incastonato sull’esile lingua di territorio istriano rimasta italiana dopo la Seconda guerra mondiale.
La cicchetteria si trova proprio accanto alla Trattoria Risorta, altro locale di Demarco. Che racconta: “L’iter burocratico e i lavori di ristrutturazione dell’ex pescheria hanno richiesto due anni, anche perché l’edificio che la ospita è tutelato dalla Soprintendenza sui beni architettonici, ma ne è valsa la pena”.
La ristrutturazione ha così mantenuto e valorizzato numerosi elementi storici legati alla precedente attività, fra i quali due dei banconi un tempo utilizzati per la vendita del pesce, in linea con le indicazioni della Soprintendenza. Il risultato è un ambiente al tempo stesso semplice, informale ma elegante.
Il format della Cicchetteria della Risorta copre gran parte della giornata, con apertura alle 7.30 per la colazione e chiusura alle 23, sette giorni su sette. Ai tavoli si possono sorseggiare tra l’altro birre e cocktail (al momento sono proposti i classici, ma presto arriveranno anche alcuni signature); il core – come sottolinea la stessa insegna – è comunque quello della cicchetteria della tradizione veneziana (Muggia è stata legata storicamente alla Repubblica di Venezia), basata essenzialmente su vini, pesce e salumi locali.
La carta dei vini comprende oltre 200 etichette, tutte disponibili anche al calice e in parte provenienti dall’adiacente Trattoria Risorta.
Ma le sinergie con la trattoria non si esauriscono qui: “Un passaggio aperto sulla parete di fondo collega i due locali – spiega Demarco – il che ci permette di servire una varietà di piatti ai clienti che decidono di pranzare o cenare dopo un cicchetto”. E veniamo proprio ai cicchetti, allora, vera essenza della proposta food del nuovo locale: a rotazione, di giorno in giorno, ci sono branzini e orate marinate, gamberi, ostriche, salmone e anche alcune pietanze a base di carne, per un menu che si evolverà di continuo in base alla stagionalità.
I prezzi, nonostante l’alta qualità delle materie prime, restano ampiamente accessibili: si parte da 3,50 euro per un calice di vino accompagnato da un cicchetto e da 3 euro per un ulteriore cicchetto.
Urban Caffè, tutto con il caffè. Cocktail compresi
Inaugurato lo scorso maggio, Urban Caffè nasce dalla microtorrefazione artigianale RoaTS, proponendo caffè di altissima qualità esclusivamente monorigine e blend 100% arabica, con tutti i tipi di estrazione e in tutte le varianti, tradizionali e specialty: dall’espresso al decaffeinato, dal Chemex all’Aeropress, dal V60 al cold brew, quest’ultimo utilizzato anche in miscelazione.
Sì, perché questa caffetteria, aperta da lunedì a sabato dalle 7 alle 20, può rivelarsi un’ottima scelta non solo per la colazione, per una pausa caffè o un dopopranzo, ma anche per l’aperitivo. Il menu propone infatti una scelta di cocktail, dai twist on classic a base di caffè (anche decaffeinato) in versione low alcool (Spritz, Americano, Hugo, Espresso Martini) ai drink analcolici, sempre col caffè.
Insomma, niente birra, niente vino: al massimo qualche concessione a succhi di frutta bio e bibite analcoliche, per il resto solo caffè declinato in tutti i modi possibili. Urban Caffè è anche un negozio in cui si possono acquistare le varie referenze di caffè RoaTS (il marchio è un gioco di parole basato su roast, ovvero “tostato” e sulla sigla di Trieste, TS) e gli accessori per preparare il caffè a casa: moka, dispositivi di estrazione e filtrazione, macchine per caffè americano.
Ultima novità del gruppo 040 Social Food, che conta oggi sette diversi locali a Trieste, il format Urban Caffè nasce non a caso nella capitale italiana del caffè. Strizzando l’occhio anche ai turisti che apprezzano tutto quanto abbia a che fare con la cultura italiana di questa bevanda.
Palato, gastronomia top con vini, birre, cocktail
Aperta un paio di anni fa per iniziativa di Massimo Di Martino, Peppe di Napoli e Nicola Tessaris, la salsamenteria Palato si trova nel borgo di Cavana (di cui abbiamo parlato poco sopra presentando La Muta) e si propone come punto di riferimento per gli amanti delle eccellenze enogastronomiche, soprattutto locali (ma non solo), offrendo prodotti realizzati da piccole imprese artigianali e difficilmente reperibili altrove in città.
Entrando, ci si ritrova in un mondo di salumi, formaggi e comfort food, tutti “hand made” da materie prime di alta qualità. E tutti disponibili sia per l’acquisto take away, sia per la degustazione sul posto (il locale dispone anche di un dehors esterno), a prezzi accessibili.
In menù, per fare qualche esempio, panini (da 5 a 7,5 euro), cicchetti (tapas) caldi e freddi (da 1 a 6 euro), tartine e tigelle (da 2 a 4 euro) ma anche piatti più “strutturati” (da 8 a 12 euro) quali gnocchi, lasagne, pamigiana, roastbeef, gulash o piatti originali come Triestino (con prosciutto cotto di Trieste e patate “in tecia”, ovvero in tegame) e Fresh (prosciutto crudo, mozzarella di bufala e olive)… E i taglieri di salumi e formaggi (da 12 a 30 euro), con “chicche” che vanno dal tipico prosciutto triestino (un “must” di Palato) al jamon bellota 100% iberico (abbinato a pan con tomate).
Per accompagnare i cibi, una ricca selezione di vini rossi e bianchi (bollicine comprese), in gran parte legati al territorio e disponibili in bottiglia (da 20 euro in su) e – a rotazione – al bicchiere (da 3,50 euro), oppure birre (Moretti e le artigianali Baladin e Gjulia), o ancora una piccola lista di cocktail per l’aperitivo: Spritz (da 3,50 a 5 euro), Americano (7 euro), Negroni (9 euro) e una scelta di Gin Tonic (da 9 a 12 euro).
La salsamenteria Palato è aperta tutti i giorni dalle 8.30 alle 22 (venerdì e sabato fino alle 23, domenica dalle 9 alle 15) per una pausa pranzo, un aperitivo o una cena informale, ma anche per portarsi a casa il meglio della produzione enogastronomica del Friuli Venezia Giulia.
Leggi anche: