Arriva in questi giorni, direttamente dalla Federvini, il grido di allarme: il settore vino rischia di essere travolto da una spirale economica negativa. Ecco perché
Che l’uscita dalla pandemia non sarebbe stata una strada in discesa si sapeva, ma se dal punto di vista sanitario prevale un cauto ottimismo, dal punto di vista economico i guai sembrano proseguire, propagarsi, amplificarsi. È dei giorni scorsi l’allarme di Federvini che sottolinea come, benché la richiesta di vino sia in crescita e tutta la filiera produttiva di vini e spiriti sia in salute, il settore rischia di essere travolto dalla spirale economica negativa legata all’aumento generalizzato dei costi e all’indisponibilità di alcune materie prime.
A creare problemi e incidere negativamente sui bilanci sono in particolare l’aumento dell’energia, del costo dello zucchero e di quello della carta, tutti attestati al momento tra il 30 e 40%; a questo si aggiunge quello del vetro, attorno al 10%. Oltre a questo sono da considerarsi le difficoltà logistiche legate all’aumento della richiesta di container (a fronte di una offerta sostanzialmente stabile) in particolare tra Asia ed Europa (richiesta cresciuta del 600% negli ultimi mesi e fino al 2000% nelle ultime settimane).
Queste difficoltà si ripercuotono anche sulle movimentazioni di merci tra Europa e Stati Uniti, molto importanti queste ultime proprio per l’export (anche vinicolo) italiano. Nell’ambito del commercio interno nazionale, Federvini poi denuncia alcuni gravi ostacoli alla ripresa, che identifica nell’insufficienza di reti informatiche, ma anche viarie, in particolare del nord-est, ormai grande produttore di vini in crescita esponenziale negli ultimi anni.
“Viviamo un momento molto delicato – ha detto Micaela Pallini, presidente Federvini – e non possiamo nascondere l’entità delle minacce che gravano su un settore così rilevante per l’interscambio commerciale del Paese in particolare con gli Stati Uniti, nostro primo mercato di sbocco internazionale. Le Aziende, soprattutto in questo scorcio di fine anno, stanno realizzando in pieno la portata del problema che mette seriamente a rischio la concreta ripartenza di tutto il comparto. In gioco vi sono i fatturati di migliaia di imprese e il futuro di centinaia di migliaia di lavoratori”.