La tecnica di produzione dell’Amarone è candidata a patrimonio immateriale dell’Umanità Unesco.
L’annuncio del completamento della procedura per richiedere il riconoscimento è stato dato a “Amarone Opera Prima 2023” il weekend tenutosi il 4 e 5 febbraio e organizzato dal Consorzio di tutela dei vini della Valpolicella.
L’idea di avviare questo procedimento è partita dalla constatazione che la messa a riposo delle uve con le quali poi viene prodotto l’amarone, è un’operazione fortemente identitaria che da sempre, generazione dopo generazione, lega tutti gli abitanti in quello che è praticamente un rito che unisce e identifica queste terre e chi le abita.
Il cammino però ora sarà lungo, il progetto ultimato nei giorni scorsi, deve essere trasmesso al Ministero della cultura dell’Agricoltura e alla Commissione nazionale per l’Unesco, che entro il 30 marzo sceglierà la candidatura italiana (tra le quaranta preparate nel nostro paese) che sarà poi mandata a Parigi dove verrà decretato o meno il riconoscimento.
Inutile dire che il procedimento è estremamente importante per l’area, se si pensa che in Valpolicella e il giro d’affari legato al vino e per il 50% generato dall’amarone.
Per quanto riguarda “l’anima” di questo percorso intrapreso, sono illuminanti le parole di Pier Luigi Petrillo, coordinatore del Comitato Scientifico, professore e direttore della Cattedra Unesco sui Patrimoni Culturali Immateriali dell’Università Sapienza di Roma.
“Il dossier evidenzia che si tratta di una tecnica che rispecchia la storia sociale, politica, economica di questo territorio e ne manifesta la sua evoluzione. Il profondo radicamento culturale e identitario definisce la stessa architettura rurale della Valpolicella: un saper fare che da oltre 1500 anni identifica questa comunità”.
Appoggio pieno all’operazione da tutte le autorità, il Governo italiano che ha sottolineato il valore delle eccellenze italiane, frutto di una tradizione secolare e ringraziato i Consorzi di tutela che sono quasi sempre artefici di queste importanti operazioni.
Luca Zaia, presidente Regione Veneto, si è detto contento del procedimento avviato e ne ha approfittato anche per sottolineare come l’agricoltura italiana sia ancora identitaria e a misura di uomo e di famiglia, cosa che non è più in nord Europa, e questo genera invidia e tutti i tentativi di screditare i nostri prodotti attraverso “nutriscore” ed altre etichette pseudo salutistiche.