Dopo due tappe consecutive sulle sponde del mar Baltico (Lettonia e Lituania), il tour alla scoperta dei prodotti brassicoli del mondo, siano essi industriali o artigianali o birre tradizionali, torna in Africa e approda in uno dei Paesi più sottosviluppati del pianeta, ovvero la Liberia.
Qui infatti, nonostante un territorio ricco di risorse quali oro, diamanti e bauxite, secondo il rapporto delle Nazioni Unite, il 70% della popolazione vive sotto la soglia di povertà internazionale convenzionalmente fissata a 1,25 dollari al giorno: questo drammatico dato è diretta conseguenza delle due guerre civili che hanno afflitto il Paese prima dal 1989 al 1996 e, in seguito, dal 1999 al 2003 distruggendone la già fragile economia.
Un tasso d’indigenza elevatissimo che, come avviene nella confinante Guinea di cui abbiamo parlato, incide negativamente anche sullo sviluppo del settore brassicolo industriale: come però abbiamo già avuto occasione di sottolineare, quest’area del mondo si trova al centro degli interessi commerciali dei grandi produttori della bevanda.
Questo aspetto è dovuto al fatto che, nell’ultimo decennio, in Africa i consumi sono cresciuti del 4% ed inoltre, secondo le stime, entro il 2025, in questo continente, si svilupperà il 30% del mercato mondiale della birra: queste sono le ragioni per cui la multinazionale britannica Diageo, nonostante il contesto socio-economico drammatico, ha deciso di acquistare l’unico birrificio tuttora presente in Liberia.
Fondato nel 1961, il birrificio Monrovia (ubicato nell’omonima città, capitale del Paese di cui, dal 2018, è Presidente il celebre ex calciatore George Weah), produce la Club beer, unica referenza della casa:si tratta di una lager prodotta secondo i canoni americani che si presenta di color giallo dorato ed offre al palato un aroma maltato.
Le pessime condizioni economiche della popolazione di cui abbiamo parlato in precedenza, impediscono alla maggior parte dei liberiani di acquistare tale prodotto e le poche birre d’importazione reperibili nel Paese (si tratta di quelle prodotte in Africa dagli altri colossi del settore quali, ad esempio, Heineken e Castel).
Questo comporta due conseguenze: la prima è che il birrificio Monrovia destina la maggior parte della propria esigua produzione alle esportazioni verso i Paesi africani con un’economia più sviluppata, la seconda è che la birra tradizionale, prodotta nelle abitazioni, domina la scena brassicola del Paese: stiamo parlando della ‘Chakalow’.
Viene realizzata con l’impiego del miglio, un cereale particolarmente resistente alla siccità, motivo per cui si presta alla coltivazione anche in aree semidesertiche, o aride, e su suoli poveri: grazie alle sue peculiarità costituisce anche una preziosa fonte di sostentamento per la popolazione della Liberia.
Per quanto riguarda la preparazione della bevanda, che richiede alcuni giorni di lavorazione, anche qui, secondo la tradizione, viene realizzata dalle donne. Il primo passaggio prevede che il miglio venga immerso in acqua per un periodo che va dalle sette alle dieci ore e lasciato germogliare coperto con foglie di manioca o taro per mantenerlo umido.
Successivamente, viene lasciato asciugare al sole per tre giorni: una prassi che ricorda, almeno in parte, il processo di maltatura industriale. Una volta asciutto, il miglio viene macinato, riposto in una pentola (chiamata canari) con acqua e cotto per sei, otto ore. ll liquido filtrato ottenuto viene chiamato “tossé”: a questo si aggiunge del lievito ed il composto viene lasciato fermentare durante la notte:il risultato finale è una bevanda alcolica semi-fermentata che, nel tempo, continua a fermentare, motivo per cui il tasso alcolico aumenta.
Il chakalow non si conserva a lungo, motivo per cui viene prodotto, distribuito e consumato nell’ambito delle diverse comunità locali. Una bevanda tradizionale la cui sopravvivenza, nei Paesi di quest’area dell’Africa economicamente più sviluppati, è messa in pericolo dalle birre industriali locali ed importate.
Questo non avviene però in Liberia dove diversi fattori, in primis l’elevatissimo tasso di povertà e una rete per i trasporti via terra molto limitata, non consentono alla maggior parte della popolazione di acquistare i prodotti industriali: motivo per cui, nonostante l’esistenza del birrificio Monrovia, la birra tradizionale Chakalow, prodotta nelle abitazioni, e che fa parte della cultura liberiana, continua ad essere la bevanda brassicola di gran lunga più diffusa.