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Giro del mondo in birra Thailandia

Nuovo appuntamento con il viaggio alla scoperta delle birre prodotte in tutto il mondo: la scorsa settimana il tour era in Tanzania, mentre oggi ci troviamo in Thailandia.

Lo sviluppo del settore birrario in Thailandia è sospinto prevalentemente dal turismo, infatti il ‘World beer index’, per quanto riguarda i consumi della bevanda, fa registrare il terzo dato più alto del continente asiatico: 142 litri pro capite all’anno.

Territorio del sud-est asiatico, di cui parleremo oggi, nel quale le birre in versione moderna sono arrivate grazie ai viaggiatori e ai coloni europei (soprattutto quelli britannici provenienti dalla vicina India) all’inizio dello scorso secolo: nasceva infatti nel 1933 il primo birrificio thailandese.

Si tratta del Boon Rawd Brewery, fondato da Pyrya Bhirom-Bhakdi, che ancora oggi è il leader del mercato interno del settore: questo grazie alla Singha beer, ovvero la ‘birra del leone’ che attualmente viene commercializzata in diversi Paesi del mondo, Italia compresa.

Per quanto riguarda le caratteristiche della bevanda, si tratta di una lager con una gradazione alcolica del 5%: si presenta di color giallo dorato con una sottile schiuma: l’aroma mette in risalto note luppolate accompagnate dai profumi di limone, fiori e cannella.

Se per quanto riguarda il panorama birrario industriale locale questo presenta solo altri due marchi che anch’essi portano il nome di altrettanti animali che popolano le foreste thailandesi (la ‘Chang beer, ovvero la ‘birra dell’elefante’ e la ‘Leo beer’ la ‘birra del ‘leopardo’), ben più ampia e variegata è la produzione artigianale.

Chang beer Thailandia

‘Craft beer revolution’ locale che si distingue per un aspetto molto particolare, ovvero le birre sono tutte prodotte all’estero: questo è dovuto al fatto che il governo, che detiene il monopolio su tutte le bevande alcoliche, ha stabilito che, per ottenere la licenza e poter avviare la produzione, il birrificio deve produrre almeno un milione di litri all’anno, ovvero un traguardo impossibile da raggiugere per una qualunque azienda di piccole dimensioni.

Questo non sta però impedendo al settore artigianale di continuare a crescere, seppur lentamente: negli ultimi anni infatti sono diventati sempre più numerosi i mastri birrai locali che producono le loro birre in Paesi vicini come la Cambogia e la Malesia e poi le importano.

Proprio in Cambogia, viene prodotta la black India pale ale del birrificio Eleventh fort brewing fondato nel 2018 da Will Churchill e Corrie Watson, due imprenditori di chiare origini britanniche. Per quanto riguarda la bevanda, si tratta di una birra che sprigiona un intenso aroma floreale accompagnato da note di caffè tostato e malto come prevede lo stile di matrice anglosassone che, per molti aspetti, ricorda quello delle stout e delle porter.

Panorama brassicolo thailandese che quindi è in sviluppo, ma, dato che il governo locale, come sottolineato in precedenza, detiene il monopolio anche sulla birra, i prezzi, specie fuori dai grandi centri urbani e dalle località turistiche, non la rendono accessibile a gran parte della popolazione: motivo per cui, in queste aree, è ancora molto diffusa la bevanda tradizionale, antenata delle moderne birre, preparata nelle abitazioni.

Si tratta del ‘sato’ che viene realizzato con degli ingredienti di facile reperibilità: il riso glutinoso, l’acqua e il loog paeng: quest’ultimo è una specie di panetto secco che si ottiene unendo la farina di riso con delle spezie (per esempio aglio, pepe, galangal) e che viene lasciato fermentare. Il look paeng svolge il ruolo fondamentale di starter nella preparazione, ma dona anche un aroma particolare alla bevanda grazie alle spezie.

La preparazione inizia lasciando in ammollo nell’acqua il riso glutinoso per tutta la notte: il giorno seguente viene scolato e fatto cuocere per circa un’ora. In seguito, si lascia raffreddare il riso e lo si sciacqua per rimuovere la pellicina di amido che affiora in superficie.

A questo punto, si aggiunge il loog paeang sbriciolato ed il mix ottenuto viene riposto all’interno di recipienti simili a delle anfore che sono realizzati con materiali diversi: i contenitori vengono quindi sigillati e lasciati per due giorni a temperatura ambiente.

Trascorso questo arco di tempo, il riso appare più torbido ed acquista un gusto dolce: si aggiunge dell’acqua e il contenuto è lasciato fermentare per due settimane: il liquido viene infine filtrato usando un telo di cotone ed ecco che il ‘sato’ è pronto per essere consumato.

Per concludere, non possiamo non sottolineare come anche in Thailandia, dove esiste un’antenata delle moderne birre con una storia plurisecolare, nonostante le difficoltà legate alle normative governative, si stia sviluppando un variegato settore brassicolo artigianale: mastri birrai locali che, come riportano le testimonianze raccolte dal portale ‘Rate beer’, offrono sempre più prodotti di qualità.

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Nicola Prati
Nicola Prati
Classe 1981. Subito dopo la maturità classica, inizia a collaborare con la ‘Gazzetta di Parma’ (2000): una collaborazione giornalistica che durerà otto anni. Contemporaneamente, dal 2005 al 2008, fa parte dell’ufficio stampa del Gran Rugby Parma. Successivamente, fra le altre esperienze lavorative, quella nell’ufficio comunicazione interna di Cariparma Credit Agricole e nella direzione relazioni esterne del gruppo Barilla. Le sue due più grandi passioni sono tutti gli sport e la musica. A queste, si aggiungono la lettura, i viaggi e la cucina. Collabora con ApeTime da gennaio 2021.

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