Green-Pass, lo ha definito l’Europa.
Corona-Pass si chiama a Bolzano. Cambiano i nomi. Non la sostanza. Che non condivido
Diretta e brutale: è discriminatorio perché in Italia non ci sono vaccini per tutti. Inoltre, non aiuta la ripresa del turismo.
Il Green-Pass inserito nel decreto consentirà di spostarsi “da una Regione, all’altra anche se si tratta di zone rosse o arancioni”. Parole di Mario Draghi. Permette di girare tra regioni di fasce di colore. Non è una ripetizione involontaria.
Quindi, ci stanno dicendo che hanno intenzione di mantenere le fasce di colore. E il coprifuoco, parrebbe. Ora, affermare che questa misura sia di sostegno alla ripartenza del turismo mi sembra decisamente fuori luogo perché a meno che non venga ufficializzato un cambiamento del coprifuoco e un ampliamento degli orari di somministrazione (anche nelle zone arancioni e rosse) e il permesso di servire nelle sale interne, è difficile pensare che qualcuno vorrà fare le vacanze da noi. Ed è complicato pensare di poter programmare il lavoro.
I requisiti per ottenere il Green-Pass che potrà essere rilasciato anche dal medico di famiglia:
- aver completato il ciclo di vaccinazione (dura sei mesi dal termine del ciclo prescritto)
- essere stato ammalato di covid ed essere guarito (dura sei mesi dal certificato di guarigione)
- effettuare un test molecolare o test rapido con esito negativo (dura 48 ore dalla data del test).
Il pass è necessario anche per i minori. Sono esentati i bambini di età inferiore ai due anni.
IL GREEN-PASS EUROPEO
Il sistema europeo che produrrà i Certificati Verdi Digitali (Green Pass) validi in tutta l’Ue sarà tecnicamente operativo il primo giugno prossimo, come ha spiegato recentemente un alto funzionario Ue. L’attuazione pratica del certificato dipenderà dai negoziati tra Parlamento Europeo e Consiglio, ma l’aspirazione è di concluderli e di avere il regolamento in vigore entro fine giugno. A quel punto, una volta adottato il regolamento, il Green Pass non sarà un optional, bensì un diritto di ogni cittadino dell’Ue, per legge. Un primo grande gruppo di Paesi (Francia, Malta, Olanda, Lussemburgo, Estonia, Svezia, Croazia, Bulgaria, Spagna, Italia, Lituania, Germania, Repubblica Ceca, Austria, Islanda e Grecia) inizierà la fase di test “verso il 10 maggio”. Un secondo gruppo (Lettonia, Romania, Cipro, Irlanda, Portogallo, Polonia, Danimarca e Slovenia) avvierà i test “verso fine maggio”, mentre altri cinque (Ungheria, Belgio, Norvegia, Liechtenstein e Slovacchia) hanno deciso di non partecipare ai test e di connettersi alla piattaforma direttamente in fase di attuazione.
Il certificato attesterà, attraverso una app dotata di codice Qr oppure in formato cartaceo, l’avvenuta vaccinazione contro la Covid-19 e il numero di dosi ricevuto, l’avvenuta guarigione dalla Covid nei precedenti sei mesi e la presenza dei relativi anticorpi (mediante test) oppure l’esito negativo di un tampone, Pcr o rapido (i dettagli tecnici su questo verrano negoziati dai colegislatori). Starà ad ogni Stato membro, poi, stabilire i requisiti di ingresso nel proprio territorio: si tratta di competenze esclusivamente nazionali e l’Ue non può imporre nulla in questo campo. Può solo raccomandare.




