Per il Parmigiano Reggiano è un momento d’oro. A dirlo è Nicola Bertinelli, presidente del consorzio
I consumi e la produzione (con ben quasi 4 milioni di forme) è in crescita. Quanto al futuro…
“Il 2020 per il Parmigiano Reggiano è stato un anno straordinario” parole del presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano Nicola Bertinelli con cui abbiamo scambiato due chiacchiere su come sono andate le cose nel recente pandemico passato, e su come si sta muovendo per il futuro il Consorzio di questo che è uno dei più importanti e conosciuti prodotti tipici italiani.
“La pandemia ha costretto la gente a mangiare in casa – dice Bertinelli – e la gente ha scelto quello che veramente preferisce; c’è stato un vero e proprio cambio dei valori guida nell’acquisto che ha privilegiato naturalità e italianità dei prodotti e questo ha favorito il nostro formaggio che da sempre è bandiera di questi valori. I consumi sono aumentati dell’8% in Italia e del 11% all’estero. L’incremento estero ha beneficiato soprattutto di un sorprendente più 22% nel Regno Unito, che non è storicamente tra i principali importatori, ma che ha fatto registrare questo aumento clamoroso probabilmente anche per effetto dell’imminente e (all’epoca) poco delineata Brexit, che ha spinto molti grossisti a fare magazzino per mettersi al riparo dall’incertezza del futuro”.
Ma il 2020 è stato un anno eccezionale anche dal punto di vista della produzione, sono uscite dai caseifici della zona tipica quasi 4 milioni di forme (record assoluto e +13,5% in 4 anni).
“Ci sono però forti preoccupazioni per gli anni a venire, per il probabile e temuto calo della capacità di spesa delle famiglie e allora ci stiamo muovendo a 360 gradi – spiega ancora il Presidente del Consorzio – Grazie a un grande lavoro diplomatico con il neo presidente Biden siamo riusciti a ridurre dal 40 al 15% i dazi di importazione negli Stati Uniti; secondo l’accordo stabilito la riduzione sarà applicata almeno per i prossimi 4 mesi. È inoltre a bilancio un piano di marketing di 26 milioni di euro di cui oltre 9 destinati a sviluppare nuovi mercati esteri diventando un marchio globale; ultimo grande filone di impegno sarà quello volto a combattere le falsificazioni di prodotto e l’uso di marchi civetta a danno del nostro nome, soprattutto all’estero”.
“In questa crisi il nostro Consorzio gioca all’attacco” chiude Bertinelli, e forse in effetti è questa l’unica via che mette al riparo da difficoltà che di certo ci saranno, ma non sono ancora ben inquadrabili.