“Molti bartender in questi mesi si sono resi conto che la vita è un’altra cosa rispetto a quello che eravamo abituati a considerare normale”. Chi parla ė Erik Viola, ex bar manager del Pinch di Milano che ha deciso di lasciare il bancone e diventare rappresentante per un distributore specializzato in prodotti beverage.

Come dicevamo, non è l’unico.
Prima il lockdown forzato, assoluto e paralizzante che ha coinvolto tutta Italia a marzo e aprile 2020.
Poi il coprifuoco alle 22 a partire da ottobre 2020.
In mezzo, i ritardi nel ricevere la cassa integrazione. L’inesistente aiuto per tutti i liberi professionisti del mondo della ospitalità. La mancanza di ristori per le nuove attività. Ma non basta.
“A tutto ciò si aggiunge un’altra anomalia, che allontana i giovani dal nostro mestiere. Prima del Covid in Italia lavorare nel mondo della ospitalità significava avere la certezza di portarsi a casa sempre qualche serata/ giornata, anche solo saltuariamente. Insomma, era un mestiere che garantiva una certezza. Le restrizioni che abbiamo subito in questi 14 mesi non solo hanno snaturato il nostro lavoro, ma ci hanno reso pure molto precari”, osserva Daniele Cancellara bar manager del Rasputin di Firenze.




