HomeEditoriale50 Best Bars, i bartender italiani trionfano all'estero. Anche in Asia

50 Best Bars, i bartender italiani trionfano all’estero. Anche in Asia

La tradizione italiana della mixology si afferma in tutto il mondo. Ancor più che in Italia.

Lo conferma la graduatoria 2024 degli Asia’s 50 Best Bars, che vede al primo posto il Bar Leone di Hong Kong, aperto circa un anno fa dal romano Lorenzo Antinori nel Central District della cosmopolita megalopoli cinese. La ricetta che l’ha portato al vertice dei cocktail bar di tutta l’Asia? Semplice ma efficace, ovvero “cocktail popolari“: drink classici e – appunto – semplici, accompagnati tra l’altro da cibi altrettanto semplici (e altrettanto efficaci) della tradizione italiana, come la focaccia con la mortadella (e i gelati).

Simone Caporale e Marc Alvarez del Sips di Barcellona

Tutto qui? Ovviamente no. I cocktail, a partire proprio dai “classici e semplici”, bisogna saperli fare, e bene. E in questo, i bartender italiani sono universalmente riconosciuti fra i migliori al mondo. Non solo in Asia: se andiamo a vedere la storia recente della classifica mondiale dei 50 Best, quella dei World’s 50 Best Bars, non possiamo non notare che, da diversi anni, i locali al vertice parlano italiano, pur trovandosi all’estero: nel 2023 sul gradino più alto del podio si è classificato il Sips di Barcellona, fondato e guidato da Simone Caporale insieme con il socio Marc Alvarez; in precedenza la palma era andata al Paradiso del livornese Giacomo Giannotti, sempre nel capoluogo catalano. Prima ancora, nel 2020 e 2021, al vertice c’era il Connaught Bar di Londra, guidato dal comasco Ago Perrone affiancato da Giorgio Bargiani e Maura Milia.

Ago Perrone (al centro) con Giorgio Bargiani e Maura Milia al Connaught Bar di Londra

Nemo propheta in patria?

Il prossimo 22 ottobre, a Madrid, saranno svelati i 50 locali migliori al mondo del 2024 e vedremo come si piazzeranno quest’anno i locali italiani, ma soprattutto i bartender italiani. Già, perché nel 2023, per trovare un cocktail bar basato in Italia, bisognava scorrere la classifica fino al 21mo posto, dove incontravamo il Drink Kong di Roma: risultato di assoluto prestigio, sia ben chiaro (ricordiamoci che stiamo parlando dei migliori cocktail bar di tutto il mondo!), ma non così a ridosso di quel vertice che, da quattro anni a questa parte, è appannaggio di italiani “expat”, bartender di livello espatriati all’estero. Proprio come Lorenzo Antinori, che ha portato un po’ di Roma a Hong Kong per diventare, con il suo locale, il numero uno dello sterminato continente asiatico.

Patrick Pistolesi, titolare del Drink Kong di Roma (ph. Nicole Cavazzuti)

Ennesimi casi di fuga di cervelli? I più bravi nella mixology vanno a lavorare (e ad aprire locali) in terra straniera? Intendiamoci: sulla bravura di Caporale, Giannotti e Perrone non si discute, anzi… però non abbiamo nulla di che discutere neanche su quella dei Pistolesi, dei Bugiada, dei Frezza e degli Angiolillo, per citare in ordine sparso qualche altro titolare di bar italiani inclusi fra i 50 Best mondiali, ma a una certa distanza dal podio.

D’altra parte, se Caporale ripete che in Italia torna sempre volentieri per le vacanze, ma non certo per aprirvi un locale, un motivo ci sarà. E, chissà, magari quel motivo potrebbe avere a che fare con la solita storia per cui, spesso, è più facile fare impresa (ed emergere) all’estero che in Italia? Nemo propheta in patria, dicevano i latini. Che, con i proverbi, ci azzeccavano quasi sempre…

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Stefano Fossati
Stefano Fossati
Redattore del tg Bluerating News, collaboratore delle testate economiche di Bfc Media, di Mixer Planet e naturalmente del Magazine ApeTime.

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