Evviva, sembra quasi di vivere. Ripartiamo. Cerchiamo l’estate al Fuorisalone di Milano. No, non sto delirando: questo è il mood che respiro. Quanta propaganda. Quanta forma e poca sostanza. E quanta incertezza. La verità? È tutto peggio di prima. E, quando dico prima, intendo prima del Covid.
Fuorisalone a parte, la nostra vita è appesantita da un numero maggiore di problemi. Bar, ristoranti e hotel lavorano con meno personale del dovuto. Spacciatori, papponi e clandestini popolano le città di notte. E anche prima della notte. Senza disturbo. Del resto, le pattuglie sono sempre meno, così come la gente che cammina di notte.
Una conseguenza (prevedibile) delle politiche adottate per contenere la pandemia.
A Milano il Fuorisalone ha scatenato il caos. Che strano, vero? Ciao bella.
Dopo due anni con il mondo dell’ospitalità chiuso, stupirsi della situazione è sciocco.
Ma che disgusto. La politica non ci aiuta. L’ho visto io stessa. A Roma, Torino, Firenze. E lo confermo da Milano. Folli città.
Restiamo a Milano. Qui il Sindaco Sala ormai chiude gli occhi su tutto. Del resto, il secondo mandato è stato ottenuto. Il terzo è impossibile da avere. E allora, che si fa? Ovvio. Si guarda oltre. I problemi dei ristoratori, negozianti e residenti passano in secondo piano. Il Fuorisalone è assoluta scenografia. Ma la sostanza? Onestamente, poca. Tanto i cittadini contano il giusto. Ovvero, il tempo di un voto. Ecco, la mia sensazione è che sia così ovunque. E che si rischi molto.
Uguale come in paullese la prostituta col bidone. Così, per chiudere con una citazione-rivisitazione hip hop…