Mai pensato a un bar… senza alcolici? No? In effetti da noi questa tendenza ancora non è emersa. Tanto più che il fenomeno dei cosiddetti “dry bar” è ancora agli inizi anche al di là dell’Oceano, come si legge su Liquor.com.
Sono comunque sempre più numerosi, negli Stati Uniti, i locali dove si può bere a volontà senza rischiare di ubriacarsi, come si legge su Liquor.com. A New York, ad esempio, è stato inaugurato l’anno scorso Hekate, tuttoggi l’unico bar 100% analcolico nella Grande Mela. Che sta gradualmente conquistando una clientela affezionata.
A lanciare l’idea è stata Abby Ehmann, proprietaria dal 2016 del Lucky, un locale tradizionale dall’altra parte della città. Tutto è nato quando due affezionati clienti del Lucky hanno smesso di bere alcolici, uno per scelta, l’altro su consiglio del medico dopo avere avuto un ictus. Sebbene queste due persone continuino a frequentare il Lucky, Ehmann ha pensato che ci fosse spazio per un bar dedicato specificamente a una clientela astemia.
“I clienti di Hekate (aperto dalle 12 alle 22, ndr) sono totalmente diversi, non sono necessariamente persone che frequentano i bar”, ha spiegato lei a Liquor.com. Ad esempio ci sono musulmani, persone che non possono bere per motivi di salute o perché convalescenti, ma anche ragazzi con meno di 21 anni (età minima richiesta negli Stati Uniti per poter consumare alcolici oltre una certa gradazione).
Errori da evitare
Un’esperienza simile è quella offerta nel recente passato da Awake, aperto nel 2021 a Denver da Billy Wynne. Grazie all’originalità del format, il suo bar “no alcol” attirò molte attenzioni e fu oggetto di una grande copertura mediatica, conquistando inizialmente una buona frequentazione. Nei mesi successivi, tuttavia, il locale dovette affrontare diverse difficoltà dovute alla mancanza di personale esperto (lo stesso Wynne non aveva esperienza nel settore dell’ospitalità) e a problemi di approvvigionamento.
Inoltre fu oggetto di critiche da parte di alcuni clienti che lamentavano la presenza di tracce di alcol nei drink: secondo la legge Usa, infatti, possono essere classificati come analcolici i prodotti che contengano non più di uno 0,5% di alcol in volume. Una percentuale minima che, tuttavia, alcune persone ritengono addirittura eccessiva. Tutto ciò portò alla chiusura di Awake dopo soli 18 mesi, anche se Wynne non dispera di poter rilanciare il format in futuro, facendo tesoro della passata esperienza.
Al contrario, Jeff Gustin ha sfruttato proprio la sua conoscenza del settore per portare al successo l’Inmoxicated Dry Bar & Bottle Shop a Recine, in Wisconsin, aperto dal giovedì al sabato dalle 17 alle 22. “Dal punto di vista della gestione – racconta – un bar alcolico e uno analcolico sono molto simili, solo che i prodotti sono diversi”. La sua esperienza di bartender gli ha consentito di sfruttare questi prodotti per realizzare drink analcolici che fossero comunque in grado di conquistare i clienti.
Distillati analcolici
La disponibilità di prodotti destinati alla preparazione di cocktail “no alcol” è del resto aumentata notevolmente negli ultimi anni, anche se il problema, spesso, è che la maggior parte dei barman ne ha una scarsa conoscenza, il che evidenzia la necessità, per i produttori, di puntare forte sulla formazione. Anche perché sia Hekate sia Inmoxicated, pur avendo in menu anche birre analcoliche e altre bevande senz’alcol, hanno proprio nei cocktail il fulcro delle rispettive offerte.
Qualche esempio? The Healer, da Hekate, un mix di latte matcha “Blue Me Away” di Apothekary, limonata, sciroppo semplice di lavanda e soda con un rametto di rosmarino come garnish. Costa 12 dollari, come gli altri cocktail “no alcol” in lista. Mediamente i clienti ordinano due drink, per una spesa media, quindi, di 24 dollari. Trend simile da Inmoxicated, dove la spesa media è ancora superiore, sui 32 dollari a cliente.
La dura vita dei bar analcolici
Stiamo parlando comunque di una nicchia di mercato: se il bar è il luogo della convivialità per eccellenza, va da sè che attorno al tavolino di un dry bar si riuniranno solo commensali astemi o comunque disposti a bere drink “zero alcol”. Qualche iniziativa si è registrata anche in Europa, ma senza particolari fortune.
A Dublino, in Irlanda, il Virgin Mary prendeva il nome da una variante analcolica del Bloody Mary. Avviato nel 2019 e affiancato poi da un secondo locale ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi, ha chiuso i battenti pochi mesi fa, trasformandosi in un servizio di catering.
A Berlino era stato invece inaugurato nel 2020 Zeroliq, classico “hipster bar” che si distingueva per la proposta di drink rigorosamente senz’alcol, paragonabile per offerta – o quasi – a un bar tradizionale: vini, spumanti, birre e naturalmente cocktail, basati su ricette studiate e selezionate con grande attenzione. Ma non è durato molto: ha cessato l’attività verso la fine dello scorso anno.
Sexy cameriere… senz’alcol
In Francia ebbero una certa diffusione una decina di anni fa i “water bar“, che in carta proponevano esclusivamente acque minerali, in decine di varianti diverse provenienti da ogni parte del Paese o addirittura del mondo. Non sono molti, tuttavia, quelli che sono riusciti a sopravvivere più di qualche stagione.
Anche a Tokyo il 0% Non-Alcohol Experience ha chiuso a fine 2022, anche se su Instagram si accenna alla possibilità di una futura riapertura. Decisamente particolare è invece il caso dei “café con piernas” (letteralmente, “caffè con gambe”), diffusisi a partire dagli anni ’80 a Santiago del Cile, dove a servire i clienti sono cameriere che indossano divise succinte e piuttosto provocanti. Dopo essere stati al centro di polemiche in quanto sospettati, in alcuni casi, di fare da copertura a veri e propri bordelli che offrivano servizi erotici a pagamento, una legge ne regolamentò l’attività imponendone la chiusura non oltre le 21 e vietando la vendita di alcolici al loro interno. Ciononostante, lo spettacolo offerto dalle ragazze in sala continua ad attrarre tanti clienti locali e turisti. E pazienza se possono ordinare al massimo un caffè, un succo di frutta o un’aranciata…
E tu che cosa ne pensi? Andresti a farti un apertivo in un bar analcolico?
Leggi anche:
Tre drink analcolici per la Giornata Internazionale dell’Aperitivo