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Between the Sheets, Stinger e Jungle Bird, le storie dei drink e dei loro nomi

Nuova puntata del viaggio di ApeTime alla scoperta delle origini dei cocktail classici e dei loro nomi.

Un viaggio affascinante, scavando fra storie e aneddoti legati alla nascita dei drink più famosi e dai nomi a volte curiosi, a volte (apparentemente) incomprensibili. In questo caso, andiamo a scoprire come e quando sono nati il Between the Sheets, lo Stinger e il Jungle Bird e perché si chiamano così.

Between the Sheets

Between the Sheets

Cocktail “forte” e della marcata personalità, a base di rum, cognac, triple sec e limone, il Between the Sheets è nato fra gli anni ’20 e ’30 del secolo scorso, anche se sulle sue origini si tramandano diverse storie. Secondo alcuni, lo avrebbe creato il grande bartender Harry MacElhone al suo Harry’s New York Bar di Parigi come variante di un altro suo celebre cocktail, il Sidecar. Tuttavia, a contraddire questa ipotesi è il fatto che MacElhone non ne ha riportato la ricetta in nessuno dei ricettari da lui pubblicati in quel periodo.

Sembra quindi più credibile la versione secondo la quale a inventare il drink sarebbe stato, nel 1921, un tale signor Polly, direttore del Berkeley Hotel di Londra, in occasione di un grande ricevimento tenutosi nei saloni dell’albergo. Si dice che, a suggerirgli il nome Between the Sheets, ovvero “fra le lenzuola“, sia stato un amico playboy, dopo averlo assaggiato e averne valutato gli effetti della gradazione alcolica non proprio contenuta (attorno a 25,6% vol.).

Fra tante storie, due certezze: il Between the Sheets compare per la prima volta “nero su bianco” nel 1929, nel libro “Drawn from the wood” di Frank Shay; ma a rendere popolare questo cocktail fu soprattutto la pubblicazione della ricetta, l’anno successivo, nel celebre “The Savoy cocktail book” del mitico Harry Craddock.

stinger
Stinger

Stinger

Lo Stinger è un cocktail “antico”, risalente alla fine del 1800. E, come per quasi tutti i cocktail antichi, sulle sue origini si sono accavallate diverse storie e leggende: difficile stabilire quale sia quella più attendibile. Di certo, è documentata già attorno al 1890 l’esistenza di drink – con nomi diversi – a base di brandy e crema di menta, sia pure in proporzioni diverse e con l’aggiunta di altri ingredienti (sciroppo di zucchero oppure bitter).

La prima testimonianza “ufficiale” dello Stinger compare nel 1913 sul quotidiano The Washington Herald, in un articolo che cita due cocktail sempre più popolari, il Green Dragon (a base di crema di menta verde e assenzio bianco) e appunto lo Stinger: “Mezza parte di menta bianca e mezza parte di brandy, raffreddare e filtrare”. Nello stesso anno la ricetta viene pubblicata in “Straub’s manual of mixed drinks” di Jacques Straub.

Il nome deriva dalla parola inglese sting, che significa “pungere”, “pizzicare”, “bruciare”: con ogni probabilità, un riferimento all’effetto digestivo di questo classico drink after dinner.

Jungle Bird
Jungle Bird

Jungle Bird

Da poco entrato fra i New Era Drinks nella nuova lista ufficiale Iba, il Jungle Bird è un cocktail tiki creato negli anni ’70 da Jeffrey Ong, beverage manager dell’Aviation Bar nell’originaria sede dell’Hilton Hotel a Kuala Lumpur, capitale della Malesia. Lontano dai Caraibi, quindi, anche se la ricetta prevede rum giamaicano, bitter Campari, succo d’ananas, succo di lime e sciroppo di zucchero, facendolo quindi rientrare a pieno diritto fra i drink tiki.

“Jungle bird” significa “uccello della giungla“: il nome richiama i variopinti volatili che i clienti del bar potevano ammirare dalle vetrate, all’interno di una enorme voliera che costituiva all’epoca una delle attrazioni dell’Hilton. Almeno fino a quando, diversi anni dopo, tutti gli uccelli vennero liberati dal general manager dell’hotel, il colombiano Ricardo Tapia.

In perfetto stile tiki, Ong serviva inizialmente il cocktail in particolari bicchieri in ceramica a forma di uccello, dotati di un’apertura in corrispondenza della coda da cui sorseggiare il drink. Peccato che molti ospiti dell’hotel decidessero di portarli via come souvenir… Così, successivamente, il cocktail venne servito in un calice a vino decorato con l’incisione di un uccello su un lato.

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Stefano Fossati
Stefano Fossati
Redattore del tg Bluerating News, collaboratore delle testate economiche di Bfc Media, di Mixer Planet e naturalmente del Magazine ApeTime.

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