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Margarita, Singapore Sling, Hemingway Special: perché si chiamano così?

Margarita, Singapore Sling, Hemingway Special: tre cocktail storici e conosciuti in tutto il mondo. Ma perché si chiamano così?

Come spesso accade, dietro ai nomi di questi drink si celano storie e leggende poco note eppure appassionanti, che raccontano episodi e personaggi legati alla nascita delle relative ricette. E che, nel caso del Margarita, hanno dato vita a vere e proprie diatribe.

Più facile, per l’Hemingway Special, intuire una connessione con il famoso scrittore americano, così come per il Singapore Sling non vi sono dubbi sul legame con il luogo in cui fu creato il cocktail. Vediamo allora quali sono i racconti attorno alla nascita di questi drink e delle loro denominazioni.

Margarita

Margarita

Sull’origine del Margarita abbiamo qualche certezza: è nato in Messico ed è il cocktail messicano più noto nel mondo, tanto da avere contribuito in maniera determinante alla diffusione del tequila, il suo ingrediente principale (insieme con triple sec e succo di lime). Per il resto, sull’origine del drink e del suo nome esistono così tante leggende che potremmo scriverci un libro. Non avendo così tanto spazio a disposizione, ci limitiamo a citare le più popolari. Alcuni storici ipotizzano ad esempio che si tratti di un’interpretazione messicana (creata all’epoca del Proibizionismo utilizzando un distillato locale) dei cocktail Daisy (che in inglese significa appunto margherita, ovvero margarita in spagnolo), categoria di drink composti da un distillato, un liquore e succo di agrumi.

Secondo un’altra storia particolarmente accreditata, a creare il cocktail sarebbe stato nel 1938 Carlos “Danny” Herrera, bartender del ristorante Rancho La Gloria (tra Tijuana e Rosarito), per Ziegfeld Marjorie King, ex ballerina allergica a numerosi liquori e distillati, ma non al tequila: miscelando quest’ultimo a liquore di arancia e succo di lime, Herrera ottenne un drink che la cliente apprezzò moltissimo, così decise di includerlo nella sua drink list chiamandolo appunto Margarita.

Altri attribuiscono la paternità del cocktail a Daniel “Danny” Negrete, che nel 1936 gestiva l’Hotel Garci Crespo a Puebla e lo avrebbe realizzato per la sua fidanzata, di nome Margarita. Ma c’è anche chi sostiene che lo avrebbe inventato nel 1948 Margarita Sames, facoltosa donna di Dallas, per allietare i partecipanti a una delle feste organizzate nella sua sfarzosa casa di Acapulco: fra questi, quella sera, sarebbe stato presente anche Tommy Hilton, proprietario dell’omonima catena di hotel, il quale avrebbe poi diffuso il drink nei bar dei suoi alberghi. Storia affascinante ma poco credibile, visto che, già dal 1945, il famoso produttore di tequila Josè Cuervo promuoveva il cocktail con lo slogan “Margarita: è più di un nome da ragazza!”.

Un’altra leggenda è legata proprio al tequila Josè Cuervo, che negli anni ’30 era distribuito negli Stati Uniti dalla Young’s Market Company. La quale, per motivi promozionali, avrebbe chiesto a Johnnie Durlesser, capo barman del Tail O’ The Cock di Los Angeles, di realizzare un drink basato sul distillato messicano. Provando e riprovando, il bartender avrebbe quindi messo a punto la ricetta, alla quale diede il nome della moglie.

Singapore Sling

Singapore Sling

Singapore è il luogo di nascita di questo cocktail, che fu creato tra il 1910 e il 1915 al Long Bar del Raffles Hotel (all’epoca uno dei più prestigiosi al mondo, intitolato a sir Stamford Raffles, fondatore di Singapore) da Ngiang Tong Boon, barman di origine taiwanese che lo chiamò Gin Sling e lo servì a personaggi famosi come gli scrittori Somerset Maugham, Rudyard Kipling e Joseph Conrad o l’attore e commediografo Noel Coward. “Sling“, secondo alcuni, deriverebbe invece dal termine tedesco schlingen, che significa bere velocemente o trangugiare avidamente.

Ngiang scrisse mai la ricetta, così negli anni successivi il cocktail si diffuse in Occidente (chiamato talvolta Singapore Sling, in altri casi Straits Sling) in diverse versioni che differivano anche notevolmente fra loro (David Embury, nel suo noto libro “The fine art of mixing drinks” del 1948, scrisse che “di tutte le ricette pubblicate di questo drink, non ne ho mai viste due che fossero simili”).

Fu solo negli anni ’70 che, nell’ambito del rilancio del Raffles Hotel dopo il declino seguito alla Seconda guerra mondiale, il general manager italiano Roberto Pregarz cercò di ricostruire la ricetta originale – o quantomeno di avvicinarvisi – grazie anche alla testimonianza di Ngiang Dee Suan, nipote di Nginag Tong Boon e anch’egli ex bartender dell’hotel. E proprio da questa formula, con qualche ritocco nelle quantità degli ingredienti, deriva l’attuale ricetta codificata da Iba con gin, liquore alle ciliegie, Cointreau, Dom Benedectine, succo d’ananas, succo di lime, sciroppo di granatina e angostura.

Una composizione che, nonostante non vi sia il rum, ricorda da vicino quella di certi cocktail tiki: non a caso, sembra che lo stesso Donn Beach, inventore di questo stile di miscelazione, amasse molto il Singapore Sling, al quale si sarebbe ispirato per la creazione di diversi suoi famosi drink.

hemingway Doble Hemingway Special

Questo cocktail è una variante del Daiquiri creata nella prima metà degli anni ’30 per il famoso scrittore americano Ernest Hemingway, grande frequentatore di Cuba e dei locali dell’Avana, anche se la storia della sua nascita è stata raccontata in diverse versioni, più o meno differenti tra loro.

Sintetizzando, pare che Hemingway, passando per El Floridita per andare in bagno, avesse notato sul bancone un Daiquiri Frozen preparato dal mitico barman Costantino Ribalaigua Vert: dopo averlo assaggiato, lo scrittore – noto appassionato di cocktail – avrebbe chiesto di averlo senza zucchero e con una quantità doppia di rum. Fu ovviamente accontentato e il drink divenne uno dei suoi preferiti, tanto da essere chiamato al Floridita Daiquiri a la Papa, Daiquiri como Papa o Papa Doble, dal soprannome (Papa) con cui lo stesso scrittore era conosciuto a Cuba.

La ricetta sarebbe poi stata rielaborata fra il 1937 e il 1939, forse (le fonti sono discordanti) dallo stesso Ribalaigua Vert oppure dal cognato, Antonio Meilán, che lo affiancò (e poi ne prese il posto, dopo la morte del grande barman nel 1952) al bancone del Floridita: per renderlo più “sostenibile” per i comuni mortali, al cocktail furono aggiunti succo di pompelmo e maraschino. Questa nuova versione fu chiamata, appunto, Hemingway Special, anche se alcuni continuano a chiamarla ancora oggi Papa Doble.

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Stefano Fossati
Stefano Fossati
Redattore del tg Bluerating News, collaboratore delle testate economiche di Bfc Media, di Mixer Planet e naturalmente del Magazine ApeTime.

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