Sono giorni di grandi polemiche e di scontri su un tema che nei prossimi anni diventerà sempre più scottante, quello della carne “sintetica”, generata cioè non dalla vita animale, ma da processi messi a punto in laboratorio.
Le sfaccettature del problema sono tante, soprattutto dal punto di vista etico-filosofico: se da un lato questa tecnologia risolverebbe tanti problemi legati all’attuale produzione della carne, che avviene principalmente in disumani allevamenti intensivi, da un altro punto di vista mangiare qualcosa che dovrebbe essere naturale e animale e invece è totalmente prodotto in laboratorio o in un reattore biologico, lascia perplessi molti.
Una posizione netta è stata presa nei giorni scorsi da un importante addetto ai lavori, Guido Mori, direttore didattico dell’Università della cucina italiana. Secondo Mori bisogna innanzitutto considerare che la carne non è mai sintetica, perché non c’è mai un vero e proprio processo di sintesi molecolare, si tratta solo di elaborazione di materie prime resa possibile dalle nuove tecnologie in 2 modi: c’è la carne “coltivata”, che è prodotta a partire da cellule staminali accresciute in laboratorio in un siero di proteine; e la carne “stampata” realizzata a partire da proteine e grassi vegetali attraverso stampanti 3D alimentari.
In pratica si tratta di un’evoluzione tecnologica che Mori paragona ad altre già avvenute nella storia dell’uomo, come per esempio l’avvio della trasformazione del latte in formaggio.
E poi c’è l’aspetto etico: “Le tecnologie cruelty free e a basso impatto ambientale – nella carne stampata non ci sono ormoni, antibiotici e emissioni di diossina, sottolinea Mori – possono aiutare a trovare nuovi prodotti e processi di filiera utili a garantire un’alimentazione sicura e sana per tutti. Prevedo che la carne coltivata e stampata non sarà in competizione con quella da allevamento – chiude Mori – Gli studi in materia dovranno proseguire, ma la diffusione di queste pietanze potrà aprire nuovi scenari dell’alimentazione, che sarà sempre più basata sul cibo personalizzato”.
