HomeEventiGiorgio Fadda (Iba): diario di viaggio a Cuba fra cocktail e rum

Giorgio Fadda (Iba): diario di viaggio a Cuba fra cocktail e rum

I cocktail di tendenza a Cuba? Ce li racconta il numero uno mondiale del settore, Giorgio Fadda, presidente di Iba (International Bartenders Association), direttamente dall’Avana, dove ha partecipato nei giorni scorsi alle celebrazioni del centenario della Asociación de Cantineros de Cuba.

Perché Cuba? Perché è uno dei paesi che, dopo gli Stati Uniti, ha avuto più influenza sulla storia della miscelazione: non a caso l’Asociación de Cantineros (Acc) è la più antica associazione nazionale di bartender al mondo. E non a caso fu fondata appunto nel 1924, quando l’isola centroamericana era la meta privilegiata di barman e appassionati di alcolici provenienti dagli Usa, all’epoca del periodo buio del Proibizionismo. Ecco il diario di viaggio nella capitale L’Avana di Giorgio Fadda, a Cuba proprio per le celebrazioni del centenario dell’Acc.

Giorgio Fadda con Ana Carla Hernandez Borrego, vincitrice di Lady Drink International 2024

Cuba e la mixology, l’intervista a Giorgio Fadda

In questi giorni di celebrazioni per i 100 anni dell’Asociación de Cantineros, fra convention e competizioni (ne parliamo più avanti), hai avuto modo di mettere a confronto le tendenze della miscelazione cubana rispetto a quelle europee: quali sono le differenze?
I turisti oggi vengono a Cuba per bere il Mojito della Bodeguita del Medio e il Daiquiri della Floridita, ma per il resto i locali seguono i trend attuali che vedono protagonisti drink mediamente “sweet”: cocktail a base sour e molto dolcificati, ad esempio, con l’utilizzo di liquori a base di caffè o di frutta. D’altra parte, per tradizione, i cubani hanno sempre amato i cocktail dolci, esattamente come, in cucina, non hanno mai particolarmente apprezzato gli aromi piccanti.

E per quanto riguarda i distillati?
A Cuba, ovviamente, il distillato principe è il rum. E anche in questo caso la tendenza è quella di proporre prodotti di categoria “premium”, pregiati e costosi. Il gin? L’ho già detto in altre occasioni: secondo me, dopo oltre vent’anni di dominio assoluto, è oggi in parabola discendente, anche se molti affermano il contrario. Vedo invece in crescita il whisky, il distillato per eccellenza. Almeno delle nostre parti, perché in realtà in molti paesi è sempre stato protagonista, indipendentemente dalle mode. E poi c’è sempre più attenzione sugli amari, a partire da quelli italiani, nonché su alcuni liquori dolci, come dicevo.

Low alcool, basta coi prodotti “fake”

Anche in ambito whisky, ovviamente, vediamo una sempre maggiore presenza sul mercato di referenze premium: influenzeranno anche i cocktail basati su questo distillato?
I whisky premium hanno senso solo se bevuti e apprezzati in purezza. In miscelazione, ad esempio per preparare un whisky sour, non c’è valore aggiunto – se non per motivi di immagine – nell’utilizzo di un whisky pregiato, perdendone le peculiarità nel momento in cui si aggiungono limone e altri ingredienti.

Altra tendenza imperante è quella dei cocktail dalla gradazione alcolica contenuta, se non addirittura analcolici, tanto che tante aziende, grandi e piccole, stanno proponendo una varietà mai vista di prodotti ad hoc…
Credo che, alla fine, si imporrano i drink low alcool a base di veri sweetie, anziché di prodotti “fake” – vedi i cosiddetti “gin analcolici” – lanciati ultimamente anche da alcuni importanti brand di distillati unicamente a scopo di marketing e venduti allo stesso prezzo delle referenze superalcoliche, nonostante non siano gravati dalle accise. Per fare un buon cocktail a bassa gradazione alcolica basta usare un distillato “normale”, meglio se premium, miscelato con abilità con le più svariate bevande analcoliche, dal tè alle sode.

Giorgio Fadda (a sinistra) e il segretario generale di Iba Bruno Santos all’Avana accanto al monumento a Ernest Hemingway

La competizione per i 100 anni dell’associazione dei bartender di Cuba

Nell’ambito delle celebrazioni per il suo centenario, l’Asociación de Cantineros de Cuba ha organizzato fra l’altro la 19ma edizione della competizione Fabio Delgado in Memoriam, che ha premiato José Luis Rubín Hernández e Joel Pons Hernández, rispettivamente nella categoria miscelazione classica e flair, oltre ad assegnare a Vladimir Márquez il premio del concorso per il 100mo anniversario.

Ana Carla Hernandez Borrego e José Luis Rubín Hernández, vincitore del concorso Fabio Delgado in Memoriam

A margine della competizione, un fitto programma di conferenze e masterclass, organizzate grazie allo sponsor Habana Club. Una serie di eventi che, oltre ai cocktail e al rum, hanno visto protagonisti anche i sigari, altra componente fondamentale della tradizione e della cultura cubana.

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Stefano Fossati
Stefano Fossati
Redattore del tg Bluerating News, collaboratore delle testate economiche di Bfc Media, di Mixer Planet e naturalmente del Magazine ApeTime.

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