La rubrica di ApeTime alla scoperta dei drink protagonisti dei grandi film della storia del cinema, questa volta, ci porta direttamente negli anni ’70 con “La febbre del sabato sera”.
Il film di cui ci occupiamo in questa puntata di Cocktail e Cinema ha fatto davvero epoca. Il relativo cocktail, invece, molto meno, almeno dalle nostre parti. D’altra parte siamo negli anni ’70, uno dei periodi più “neri” della storia della miscelazione, quando nei locali e nelle discoteche si bevevano per lo più beveroni di dubbio gusto che oggi farebbero impallidire gran parte dei frequentatori di qualunque cocktail bar, e il 7/7 non fa eccezione.
Altra cosa è il film: “La febbre del sabato sera“, del 1977, è una vera pietra miliare della cinematografia. Per un sacco di motivi: perché celebrò un fenomeno come quello della disco music, che segnò indelebilmente la seconda metà degli anni ’70; perché ebbe un successo eccezionale a livello mondiale, dando il via al genere dei “film da ballo” (non tutti memorabili) che sbancarono per diversi anni i botteghini; perché aveva una colonna sonora che è di per sè quasi un greatest hits della “disco”, tutt’oggi il quarto album più venduto della storia (basti citare “Stayin’ Alive”, “Night Fever”, “More than a Woman” o “You Should Be Dancing” dei Bee Gees, “Disco Inferno” dei Trammps, “Boogie Shoes” di KC and the Sunshine Band, “If I can’t have you” di Yvonne Elliman…); perché diede fama internazionale a un giovane, magro e capelluto John Travolta, 17 anni prima di “Pulp Fiction”…
Il 7/7, cocktail anni ’70
Avremmo voluto scrivere anche: …e perché vi compariva il 7/7 (o 7 and 7 o ancora Seven and Seven), uno dei cocktail più popolari negli Stati Uniti negli anni ’70. Ma preferiamo non mettere tanta enfasi su questo drink: è vero, nel film la compagnia del protagonista Tony Manero (interpretato appunto da John Travolta), tra un ballo e l’altro, si concede questo drink al bar della discoteca Odyssey 2001 a Brooklyn, New York. Però, come dicevamo, è un cocktail di moda negli anni ’70 e lo si capisce già dalla ricetta.
Il 7/7 prende il nome dai suoi due ingredienti (whiskey Seagram 7 Crown e 7 Up) e non è mai stato codificato da Iba (non fatichiamo a capire il perché). Ma se vi piacciono i drink sodati, molto sodati, allora potete provare l’ebbrezza, se non di ballare, almeno di bere “alla Tony Manero” con la tipica ricetta che riportiamo qui sotto. Senza necessariamente aspettare il sabato sera. Probabilmente non vi scatterà la “febbre” per questo cocktail, però si tratta comunque di un drink che ha avuto una sua importanza: al di là di “Saturday Night Fever”, Difford’s Guide riporta che contribuì a rendere il Seagram 7 Crown il distillato più venduto in America dal dopoguerra agli inizi degli anni ’90, quando fu spodestato dal boom della vodka.
La ricetta del 7/7
Tecnica:
Build
Bicchiere:
Highball
Ingredienti:
45 ml whiskey Seagram 7 Crown
120/180 ml 7 Up
Garnish:
Spicchio di limone o lime (opzionale)
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