Il Pornstar Martini? Non c’entra nulla né con le star del porno, né col cocktail Martini. E l’Illegal? E’ un drink nato in Italia qualche anno fa, che non ha proprio niente di illegale. Così come l’Angel Face ha ben poco di angelico.
Ma allora, perché questi tre cocktail si chiamano così? Come (quasi) sempre, dietro ai nomi dei drink ci sono storie curiose e spesso poco conosciute.
E noi ve le raccontiamo anche questa volta. Vediamo dunque quali sono le origini dei nomi di Pornstar Martini, Illegal e Angel Face.
Pornstar Martini
Questo cocktail è stato creato nel 2002 da Douglas Ankrah, proprietario del Lab e del Townhouse di Londra: l’idea di miscelare vodka alla vaniglia, frutto della passione e champagne gli venne durante un viaggio in Sud Africa mentre si trovava al Mavericks Gentlemen’s Club, locale di strip tease a Città del Capo. Ispirato da questo night club per soli uomini, Ankrah volle dare vita a un drink che contribuisse a rendere l’atmosfera dei bar più “audace, sexy e giocosa”.
All’inizio il cocktail fu battezzato Maverick Martini, in onore del locale in cui era stato concepito. Ma Ankrah, abile uomo d’affari (nato in Ghana e cresciuto in Inghilterra, è stato uno degli imprenditori più noti e influenti della scena dei locali londinesi, fino alla sua morte nel a soli 51 anni), pensò successivamente di sostituire la parola Maverick con Pornstar, certamente più indicata per attrarre la curiosità del pubblico. Per quanto riguarda Martini, fa riferimento semplicemente al fatto che il drink si serve in una coppetta Martini: le analogie con il celebre Martini cocktail si fermano qui.
Insomma, il nome del Pornstar Martini è frutto di una “furbata” a scopo di marketing. E ha funzionato: in pochi anni la denominazione di questo cocktail ha ottenuto una fama planetaria, superiore a quella della sua ricetta, tanto che molti locali ne propongono versioni interpretate in maniera più o meno fantasiosa.
Illegal
L’Illegal nasce verso la fine degli anni ’90 a opera di Samuele Ambrosi, all’epoca giovane barman d’albergo in provincia di Treviso, che realizzò per un cliente una variante del Daiquiri a base di tequila, falernum e un tocco di Wray and Nephew. Il nome del cocktail sarebbe stato ispirato dallo stesso cliente, che dopo averlo assaggiato avrebbe esclamato “Ma questo drink è davvero qualcosa di illegale!”.
Qualcuno associa invece questo nome a Ilegal, marca guatemalteca di mezcal importato dal Messico. Questa teoria però non è credibile: innanzi tutto perché la ricetta originaria dell’Illegal prevedeva appunto il tequila, e solo in un secondo tempo Ambrosi la affinò sostituendo questo distillato con il mezcal. E poi perché il marchio di mezcal Ilegal è nato nel 2006, quindi qualche anno dopo la creazione del cocktail.
Comunque, se ordinate un Illegal al bar (e ne vale la pena), state tranquilli: è del tutto legale.
Angel Face
Questo drink – a base di gin, apricot brandy e calvados – ha origini decisamente più antiche, di conseguenza (come spesso accade quando la memoria si perde in un secolo di storia) anche le ipotesi sulla paternità e sulla scelta del nome sono diverse e nebulose. La teoria più accreditata fa risalire la nascita dell’Angel Face agli anni ’20 del secolo scorso a Parigi. Un’ipotesi avvalorata dalla presenza del calvados, acquavite di sidro della Normandia. Anche se la prima testimonianza “nero su bianco” è del 1930, quando Harry Craddock inserì la ricetta dell’Angel Face nel suo “Savoy cocktail book“.
Va bene, ma perché Angel Face, “faccia d’angelo”? Qualcuno ricorderà che, con quest’ultima espressione, fu soprannominato negli anni ’70 e ’80 Felice Maniero, criminale che capeggiò la famigerata “mala del Brenta”. Ebbene, anche il nome Angel Face sarebbe legato a un gangster, Abe “Angel Face” Kaminsky, divenuto noto all’epoca del Proibizionismo per le rapine e le estorsioni ai danni degli speakeasy di Detroit. Un tipo ben poco angelico…
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