In un articolo pubblicato la scorsa settimana, abbiamo parlato di uno stile birrario poco conosciuto, ovvero quello delle Flemish Sour Ale originarie delle Fiandre, ovvero la regione del Belgio che, probabilmente, rappresentava il cuore della produzione europea dell’antica bevanda tra il 1500 ed il 1800
Le birre che sono afferenti a tale stile hanno un contenuto alcolico compreso tra il 5 e il 7%, un gusto agrodolce, note amare ridotte o assenti, un aroma luppolato e un bouquet aromatico molto complesso: queste inoltre si contraddistinguono per la loro acidità.
Quest’ultimo aspetto le rende simili, dal punto di vista aromatico, alle birre di cui parleremo in questo articolo, ovvero le White Ipa, le rinfrescanti bevande brassate ideali per il caldo estivo. Si tratta di uno dei pochi casi del palcoscenico birrario internazionale nei quali è possibile stabilire una data di nascita ben precisa.
La prima rappresentante di questo nuovo stile è nata infatti nel 2010 dalla collaborazione tra i birrifici statunitensi Deschutes Brewery (Oregon) e Boulevard Brewing (Missouri): seguendo una strategia produttiva concordata (nata dall’unione dei rispettivi punti di forza), i mastri birrai idearono insieme la ricetta e poi la riprodussero ognuno sul proprio impianto. La volontà era quella di creare qualcosa di completamente nuovo, anche solo per vedere quello che sarebbe successo.
L’altro obiettivo consisteva nel riuscire a fondere le caratteristiche speziate e rinfrescanti delle Blanche, afferenti anche alla tradizione belga, con gli aromi, l’intensità e la freschezza derivanti dall’uso massiccio di determinati luppoli americani: il desiderio era creare una birra capace di allontanare la sete e nel contempo rendere appagante la bevuta con il suo carattere deciso.
Il risultato fu inizialmente denominato ‘Conflux No. 2’ (nome che ben rende l’idea di sperimentalità del progetto) il quale ricevette un incredibile successo di pubblico grazie all’effetto di attesa appositamente creato fra gli appassionati americani mediante un’importante campagna pubblicitaria. A quel punto il destino era segnato: molti birrifici iniziarono a cimentarsi con la nuova tipologia che, per l’appunto, venne battezzata ‘White Ipa’.
Il nome evidenzia subito il legame culturale con il mondo delle American IPA, ma rispetto ad esse si differenzia per l’aggiunta dell’aggettivo ‘white’, ovvero ‘bianco’ e questo, come alcuni sapranno, vuol dire che la ricetta prevede l’impiego del frumento, come avviene ad esempio in numerose birre belghe: si tratta quindi di una sorta di anello di congiunzione fra il mondo birrario fiammingo e vallone e quello americano.
Come dicevamo, si tratta di una birra perfetta per dissetare ed appagare il palato nei periodi più caldi, con un carattere deciso e al contempo fresco. Queste sue peculiarità uniche hanno fatto sì che il Bjcp (Beer Judge Certification Program), nel 2015, le riconoscesse ufficialmente lo status di stile di birra ad alta fermentazione appartenente alla sotto categoria delle ‘Speciality IPA’.
Si abbina con un aperitivo fresco accompagnata da qualche stuzzichino, salatini o tartine: la sua leggera acidità, inoltre, la rende un’ottima scelta in occasione di cene a base di pesce, frutti di mare e verdure oppure con carni bianche. Si può abbinare anche a dessert quali la torta di mele e i dolci con la crema pasticcera.
Diamo ora uno sguardo più dettagliato a questo particolare stile brassicolo riportando una sintesi delle Linee Guida del Bjcp che sottolineano, come primo aspetto, che si tratta di una versione fruttata, speziata e rinfrescante della American IPA, ma di colore più chiaro e con un corpo più leggero.
L’aspetto cromatico di questa birra varia da chiaro a dorato intenso (un aspetto sul quale incidono le scelte dei singoli mastri birrai), tipicamente torbida con una schiuma bianca, densa e persistente che va da moderata a generosa, sempre a seconda dei desideri dei vari produttori.
L’aroma presenta invece delicati sentori fruttati (banana, agrumi e albicocca): può essere caratterizzato da un retrogusto speziato di coriandolo e pepe (leggero o moderato) e si percepisce bene l’apporto del lievito belga. I sentori di luppolo variano da moderatamente bassi a medi.
Per quanto riguarda il gusto, questo è caratterizzato dal malto che può ricordare a livello sensoriale il pane. Gli aromi fruttati sono da moderati ad elevati, con gusti agrumati simili al pompelmo e all’arancia ai quali si unisce quello dell’albicocca e delle spezie.
La percezione del luppolo, in questo caso, varia da medio-bassa a medio-alta ed è data dall’utilizzo di quelli americani di tipo agrumato. Possono essere presenti dei sentori speziati che ricordano quelli dei chiodi di garofano e derivano dal lievito belga. L’amaro è elevato e porta a un finale moderatamente secco, assai rinfrescante.
Tecnicismi a parte, per concludere, è giusto sottolineare che, come sempre, quando si parla di birra artigianale (quindi anche nel caso delle ‘White Ipa’) è doveroso rimarcare l’abilità dei mastri birrai di tutto il mondo nel creare bevande in grado di offrire una miriade di suggestioni in fatto di aromi e sapori.