Cresce ma non troppo l’export dei vini italiani nel 2022. Il magico 2021, annata di uscita dal Covid, non è dunque stato del tutto riconfermato, affossato dalla guerra tra Russia e Ucraina e dall’inflazione dilagante che ha ridotto i consumi un po’ in ogni settore, quello del vino compreso.
L’export, che era previsto da molti esperti attorno agli 8 miliardi di euro, si è fermato in realtà a 7,87 una crescita comunque notevole, che rappresenta il 10% in più dell’anno precedente, ma inferiore a quella prevista.
Curioso notare come i volumi esportati siano rimasti praticamente gli stessi e la crescita del fatturato sia dovuta essenzialmente alla cresta del prezzo medio del prodotto che si attesta ora attorno ai 3,50€ per litro. Analizzando i dati nazione per nazione, come ha fatto Wine news, si nota come ovviamente vi siano grosse differenze da un capo all’altro del mondo: la Cina per esempio ha un bilancio nettamente negativo, con un calo in doppia cifra rispetto all’anno precedente, causato probabilmente dalle restrizioni anti-covid che sono perdurate in quel paese fino a tutto il 2022.
Stessa china discendente per Hong Kong, seppur chiaramente con volumi molto minori, mentre guadagna terreno in maniera vigorosa il Giappone con quasi un 30% in più.
Molto bene il Nord America con il Canada che conferma un segno positivo in doppia cifra, mentre gli Stati Uniti si fermano a un comunque gratificante + 8,3 %.
In Europa molto buono il dato della Francia, che importa addirittura il 25% in più di vino italiano rispetto all’anno precedente; ma i dati sono positivi anche per tanti altri paesi, seppur con percentuali di molto inferiori a quelle francesi: crescono la Germania e i Paesi Bassi, molto bene il Belgio e ancora meglio l’Austria, mentre la Svizzera ha un segno positivo veramente minimo. Curioso il dato della Russia che, seppur sotto sanzioni, vede un’importazione che cresce del 15%.