Non c’è pace per il foie gras una produzione tipica francese che per anni è stata apprezzata e rinomata, ma che sempre più paga lo scotto del suo metodo di produzione, veramente troppo al limite rispetto alla moderna etica del benessere animale.
L’ultima notizia di qualche settimana fa è che la Svizzera ha provato (con una proposta poi respinta) a vietare l’importazione della specialità che si ottiene proprio grazie all’alimentazione forzata di anatre e oche.
La proposta era stata presentata sulla base del fatto che in Svizzera è vietato alimentare forzatamente animali, ma la maggioranza dei deputati svizzeri non si è sentita di prendere una decisione così estrema, che sicuramente avrebbe danneggiato il commercio e anche i rapporti con la Francia. Ciò nonostante Il Parlamento si è espresso perché sia chiaramente dichiarato sulla confezione il metodo di produzione.
Troppo difficile prendere una decisione più estrema in considerazione del fatto che si tratta di un alimento e di un prodotto tipico molto legato alla cultura culinaria anche di una parte della Svizzera.
Dunque, per quanto prodotto con un metodo proibito in Svizzera, l’ingozzamento delle oche (vietato anche nella gran parte degli altri paesi europei) il foie gras importato continuerà ad essere vendibile in Svizzera.
È comunque una maglia che sempre più si stringe attorno a questo alimento: anche negli Stati Uniti è in corso da tempo una battaglia tra lo stato centrale e lo stato di New York per l’abolizione o meno della possibilità di vendere questo cibo generato in maniera così poco etica.
Anche Carlo d’Inghilterra, tenendo fede alla sua fama ambientalista, ha da tempo preso posizione contro il foie gras, vietandolo in tutte le mense delle residenze reali del Regno Unito.
Alla base delle resistenze in particolare i forti interessi economici da parte degli allevatori che sempre più però confliggono con il sentire comune della gente e le leggi sul benessere animale.