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Giro del mondo in birra: Costa D’avorio

Dopo la doppia tappa fra Corea del Nord e quella del Corea del Sud anche per quanto riguarda la birra, il tour torna in Africa, un continente che presenta un’infinità di prodotti brassicoli sia artigianali che non.

Proprio in Costa D’Avorio viene consuma abitualmente una bevanda alcolica fermentata molto antica: il tchapalo, ovvero la birra di miglio.

In quasi tutti i Paesi infatti alla produzione domestica della bevanda, preparata soprattutto per occasioni speciali come cerimonie religiose e ricorrenze, si affianca un numero crescente di prodotti birrari industriali: questo, nell’ultimo decennio, ha comportato nel continente una crescita del settore pari al 4,1%.

Una delle Nazioni maggiormente interessate da questo fenomeno, specie negli ultimi anni, è la Costa D’Avorio, che possiede una delle economie africane più prospere. Questa però, essendo basata sull’esportazione di materie prime e sul settore agricolo, lungo la cui filiera è impiegato circa il 70% del popolo ivoriano, risente pesantemente delle fluttuazioni dei prezzi del mercato internazionale e delle avverse condizioni meteorologiche. Difficoltà che non hanno però impedito al Paese di registrare, dal 2012, una crescita media annuale del Pil pari al 9%.

Per questo motivo, due colossi del settore birrario quali Castel e Heineken hanno iniziato ad investire nell’ex colonia francese costruendo stabilimenti e creando posti di lavoro: non solo birrifici ma anche produzione di materie prime come il riso. In Costa d’Avorio infatti i consumi di birra sono in costante crescita e, per questo motivo, i due gruppi più importanti a livello mondiale hanno trovato terreno fertile per sfidarsi da quando, a partire dal 2016, sono entrambi attivi sul territorio ivoriano con i loro siti produttivi.

Birra Bock

Fino a cinque anni fa infatti era solo la francese Castel, presente dal 2013, a realizzare prodotti brassicoli locali con il marchio Solibra arrivato a detenere il 90% delle quote del mercato interno. Nel 2016 quindi, con l’obiettivo dichiarato di spezzare questo monopolio, Heineken ha creato il birrificio Brassivoire che, in poco tempo, grazie a prodotti maggiormente apprezzati dai consumatori per la loro qualità, ha raggiunto il 30% del totale delle vendite della bevanda nel Paese.

Il successo è legato al prodotto di punta, la birra Ivoire. Viene prodotta nello stabilimento che sorge a 24 km circa dalla capitale economica della Costa d’Avorio, Abidjan, ed ha una capacità produttiva di 1,5 milioni di ettolitri all’anno. Qui lavorano circa 200 persone mentre altrettante sono impiegate lungo la locale filiera produttiva del riso che fornisce al birrificio una delle materie prime di cui necessita.

L’Ivoire è una lager realizzata secondo lo stile americano: con una gradazione alcolica del 5%, si presenta di un colore dorato chiaro e limpido. Un prodotto che per la qualità è il primo, e finora unico, della Costa d’Avorio, ad aver ricevuto un importante riconoscimento a livello internazionale: il francese ‘Gout Supérieur award’ del 2017.

Birra Ivoire Gout Supérieur award

Questo duello fra Heineken e Castel, sul quale incidono notevolmente anche i prezzi di vendita delle bottiglie (quelle da 33cl costano fra i 40 e i 50 centesimi di euro circa l’una), attualmente vede in vantaggio il gruppo olandese poiché, secondo gli analisti del settore, essendo le sue birre prodotte con riso locale, i sempre più numerosi appassionati ivoriani le prediligono percependole come un prodotto nazionale.

IL TCHAPALO

In Costa d’Avorio però, come sottolineato in precedenza, non vi sono solo prodotti brassicoli industriali, ma la bevanda vanta una tradizione secolare che viene portata avanti da quasi tutti i 62 gruppi etnici che compongono la popolazione ivoriana.

Specie nel nord del Paese, dove vivono le comunità Senufo, Lobi e Koulango, infatti si consuma abitualmente una bevanda alcolica fermentata molto antica: si tratta del tchapalo, ovvero la birra di miglio. La preparazione dura alcuni giorni e segue un vero e proprio rituale affidato per tradizione alle donne, come avviene in altri Paesi africani di cui abbiamo già parlato, in modo particolare in Burkina Faso.

tchapalo, birrra di miglio

Dapprima s’immerge il miglio in acqua per un periodo tra le 7 e le 10 ore e lo si lascia germogliare coperto con foglie di manioca affinché si mantenga umido. Dopo tre giorni di asciugatura, il cereale viene macinato, riposto in una pentola (chiamata canari) con acqua e qui cotto per 6-8 ore: al liquido filtrato così ottenuto, chiamato tossé, prima di lasciarlo fermentare per una notte in modo tale che aumenti la gradazione alcolica, si aggiunge il lievito e, talvolta, viene insaporito con spezie o pepe.

In passato il tchapalo veniva preparato dalle donne che imparavano il procedimento durante la loro iniziazione alla Sandogo, una società segreta femminile. Oggi invece questa bevanda è consigliata durante la gravidanza, si ritiene abbia proprietà lassative e che aiuti a controllare il peso. Viene inoltre utilizzato durante i rituali che celebrano gli antenati e gli spiriti.

Poiché non si mantiene a lungo, è venduto solo a livello locale e deve essere consumato poco dopo la sua produzione: questa peculiarità, e la concorrenza delle birre importate o prodotte dagli stabilimenti locali di Heineken e Castel, rendono difficile la sopravvivenza di questa bevanda tradizionale, prodotta artigianalmente da secoli, che riveste un ruolo centrale presso i diversi gruppi etnici ivoriani.

Nicola Prati
Classe 1981. Subito dopo la maturità classica, inizia a collaborare con la ‘Gazzetta di Parma’ (2000): una collaborazione giornalistica che durerà otto anni. Contemporaneamente, dal 2005 al 2008, fa parte dell’ufficio stampa del Gran Rugby Parma. Successivamente, fra le altre esperienze lavorative, quella nell’ufficio comunicazione interna di Cariparma Credit Agricole e nella direzione relazioni esterne del gruppo Barilla. Le sue due più grandi passioni sono tutti gli sport e la musica. A queste, si aggiungono la lettura, i viaggi e la cucina. Collabora con ApeTime da gennaio 2021.

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