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Giro del mondo in birra: Mozambico e la tradizionale “pombe”

Questa settimana il giro del mondo in birra va alla scoperta della birra del  Mozambico

Qui troviamo due birrifici di una certa dimensione e la birra tradizionale chiamata ‘pombe’. 

Dopo aver attraversato altri tre continenti, con le due tappe europee in Moldavia e Montenegro, quella asiatica in Mongolia e la sosta nelle Americhe in Messico, il tour torna in Africa: un territorio sconfinato e di grande fascino anche dal punto di vista brassicolo come abbiamo già avuto modo di vedere.

In molti dei Paesi africani finora visitati infatti si trovano sia birre industriali che, sempre meno raramente, prodotti artigianali dato che anche qui ha iniziato a muovere i primi passi la ‘craft beer revolution’: a queste si aggiungono le birre tradizionali, realizzate nelle abitazioni, che fanno parte da secoli della cultura delle varie popolazioni.

Non fa eccezione il Mozambico dove approda questa settimana il tour: nello Stato dell’Africa sud-orientale troviamo infatti sia due birrifici di una certa dimensione (di proprietà di altrettante multinazionali del settore quali Heineken e Ab Inbev) che una birra tradizionale chiamata ‘pombe’ (n.d.r.: nel 2015 questa bevanda tipica fece drammaticamente notizia anche in Italia dato che una partita avariata da un batterio presente nella farina di miglio con cui viene realizzata uccise 75 persone).

Conosciuta anche con il nome di ‘mbege’, si prepara con cereali, di provenienza anche indiana, germogliati e una speciale varietà di banana detta ‘ndizi ngombe’. La preparazione comporta un procedimento relativamente lungo e difficoltoso, nel quale, come primo passaggio, le banane vengono raccolte dalla pianta e conservate sopra un camino o appese al soffitto delle capanne tradizionali dove la temperatura è sufficientemente elevata da accelerare il processo di maturazione.

birra tradizionale pombe, mozambico

Quando il frutto è maturo (di solito occorrono 5-7 giorni), la buccia viene rimossa e la polpa bollita in acqua finché la mistura non assume una colorazione marrone rossastra: le banane mature sbucciate vengono cotte fino ad ammorbidirsi e lasciate raffreddare per 2-3 giorni.

A questo punto, il succo di banana viene allungato con altra acqua e filtrato grazie ad uno strato di erba della savana e felci sovrapposte a grandi foglie di banano poste su una vasca inclinata: il liquido filtrato viene fatto riposare per alcune ore prima di essere miscelato con della farina di miglio maltato.  La miscela viene quindi lasciata fermentare per 1-2 giorni fino ad ottenere una bevanda dal tenore alcolico relativamente elevato.

Spesso il ponge fa parte della dote delle giovani spose e, in alcune comunità, viene servito in occasione di banchetti nuziali e cerimonie funebri: si tratta infatti di un prodotto tradizionale che viene realizzato da sempre in diverse zone del Mozambico,  specie in occasioni importanti come quelle appena citate.

Come sottolineato in precedenza, da alcuni anni, anche questo Paese è al centro degli interessi delle multinazionali del settore nonostante il drammatico e assoluto stato d’indigenza nel quale si trova a vivere ben il 70% della popolazione: come riportato dall’ultima graduatoria dei Paesi per Pil pro capite stilata dal Fondo monetario internazionale, infatti il Mozambico si piazza al 185° posto su 193.

Questo aspetto è dovuto al fatto che, nell’ultimo decennio, in Africa i consumi sono cresciuti del 4% ed inoltre, secondo le stime, entro il 2025, in questo continente, si svilupperà il 30% del mercato mondiale della birra: tali le ragioni per cui due colossi del settore come Heineken e Ab Inbev, nonostante il contesto socio-economico drammatico, hanno deciso di aprire un birrificio in Mozambico dove vengono prodotte anche birre pensate esclusivamente per il mercato interno.

Cervejas de Moçambique

 

Ad ulteriore dimostrazione dell’importanza strategica di un Paese al quale nessuno penserebbe per la produzione brassicola, il fatto che, come riportano le statistiche, i due birrifici, nel 2019, hanno complessivamente prodotto 3,5 milioni di ettolitri di birra e, nel prossimo triennio, è prevista una crescita annua del loro volume di affari dell’11% circa soprattutto grazie alle esportazioni.

La prima ad aprire i battenti, nel 1995, è stata la Cervejas de Moçambique, tuttora controllata dal gruppo belga AB Inbev, e leader del mercato interno. Il prodotto di punta della casa, e quello maggiormente apprezzato nel Paese secondo il portale ‘Rate beer’, è la lager Raiz con una gradazione alcolica del 4,8% che presenta un buon bilanciamento fra le note amarognole del luppolo e quelle dolci del malto.

Molto più recente invece l’apertura, nel distretto della capitale Maputo, del birrificio di proprietà dell’olandese Heineken: l’inaugurazione risale infatti al marzo del 2019. Nello stabilimento, dove lavorano circa 200 addetti mozambicani, oltre a quelle di alcuni brand internazionali, viene realizzata la birra Txilar: una lager con una gradazione del 4,5% la cui ricetta prevede l’utilizzo di mais coltivato localmente.

birra txilar, Mozambico

Nonostante la costante crescita in termini di produttività dei due birrifici appena citati, diversi fattori, in primis l’elevatissimo tasso d’indigenza di oltre due terzi della popolazione ed una rete per i trasporti via terra assai limitata, fanno sì che la birra tradizionale ponge, prodotta da sempre nelle abitazioni e che fa parte della cultura mozambicana, continui ad essere di gran lunga la bevanda brassicola più diffusa in tutto il Paese. Mozambico che quindi costituisce l’ennesimo esempio di come gli antenati dei prodotti brassicoli moderni accompagnino da sempre la storia dell’uomo in ogni angolo del pianeta.

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Nicola Prati
Classe 1981. Subito dopo la maturità classica, inizia a collaborare con la ‘Gazzetta di Parma’ (2000): una collaborazione giornalistica che durerà otto anni. Contemporaneamente, dal 2005 al 2008, fa parte dell’ufficio stampa del Gran Rugby Parma. Successivamente, fra le altre esperienze lavorative, quella nell’ufficio comunicazione interna di Cariparma Credit Agricole e nella direzione relazioni esterne del gruppo Barilla. Le sue due più grandi passioni sono tutti gli sport e la musica. A queste, si aggiungono la lettura, i viaggi e la cucina. Collabora con ApeTime da gennaio 2021.

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