Partiamo dalla notizia di cronaca: da domenica 13 dicembre la Lombardia è stata promossa zona gialla. E dopo oltre un mese (il secondo lockdown scattò il 6 novembre) i milanesi hanno potuto tornare al bar. Ma dati certi sui contagi nei locali non ce ne sono…
Chiariamolo: si può usufruire del servizio bar solo fino alle 18, ovviamente. Come accade nel resto dell’Italia “gialla”, di fatto. Curioso solo notare che i negozi, come quelli di abbigliamento e scarpe, possano però restare aperti fino alle 22.
L’EDITORIALE di Nicole Cavazzuti
Ora, noi italiani siamo tutto sommato pazienti. E abbastanza ottimisti. Persino più rispettosi delle leggi di quanto si potrebbe pensare. Dovremmo essere orgogliosi di noi stessi, suvvia. Perché, per lo più, abbiamo fatto quanto ci è stato chiesto. Ora però il presidente del Consiglio Giuseppe Conte dovrebbe chiarire con dati pubblici e chiari le ragioni alla base della scelta di chiudere i bar e i ristoranti dalle ore 18
Quanti contagi si possono fare risalire con certezza alla frequentazione dei ristoranti e quanti casi sono stati riscontrati nei bar? Al momento, nessuno lo sa. E probabilmente non lo si saprà mai. Eppure la chiusura alle 18 non viene messa in discussione.
Che dire? In assenza di numeri sicuri in merito, la chiusura di bar e ristoranti -come quella di cinema e teatri, del resto- assume i connotati di un abuso d’autorità da parte di un esecutivo che si muove alla cieca e vara un dpcm ogni settimana.
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