Simone Magagnato, bar manager del lounge bar Kudetà a Campobasso, al primo lockdown aveva trovato i provvedimenti contro il coronavirus più che giusti. “Bisogna pensare alla nostra salute!”. Adesso ammette: “Non ho cambiato idea. Ma, dopo un anno, non ne posso più. E credo che saremmo in grado di aprire in sicurezza”
La miscelazione italiana è appesa a un filo sottile e non si sa bene quando si potrà parlare di ripresa. In un futuro incerto, Simone Magagnato, bar manager del lounge bar Kudetà a Campobasso, preferisce aspettare di avere certezze sulla possibilità di lavorare in modo continuativo prima di lanciare la nuova drink list.
Simone Magagnato, che tipo di locale è quello dove lavori?
Il Kudetà è un lounge bar specializzato in aperitivi e dopocena nel centro storico di Campobasso. Il mio ruolo è quello di bartender manager, quindi oltre a occuparmi della clientela e della preparazione dei drink sono pure responsabile della gestione del bar.
Avevi detto che avresti usato quel periodo di “riposo” per studiare e ideare un nuovo menu dei cocktail. Che cosa hai fatto?
Ho sfruttato il tempo per leggere libri e approfondire le tecniche che conoscevo di meno. Ho preparato molti nuovi home made e creato così nuovi signature cocktail. Il nuovo menù è pronto, però aspetto a farlo uscire. Lo farò quando finalmente potremmo riaprire senza eccessive restrizioni e sarò sicuro di non correre il rischio di dover chiudere nuovamente dopo poco. La mia ambizione è che questo menù rappresenti la prima pagina di un nuovo capitolo.
Oggi che cosa pensi riguardo ai provvedimenti protratti nel tempo per contrastare i contagi da Coronavirus?
Sono ancora dell’opinione che bisogna mettere la salute e la sicurezza al primo posto, ma dopo quasi un anno sono un po’ pessimista e inizio a soffrire di questa situazione. Mi sento tarpato, ho bisogno -come tutti- di tornare alla normalità!
Il 63% degli italiani oggi soffre di disturbi a livello psicologico. Sotto questo punto di vista tu accusi qualche colpo?
Ho sempre cercato di tenermi impegnato e di focalizzarmi sui lati positivi che potevo trarre da questa situazione, ma non è stato sempre facile. I momenti di sconforto, quando sembrava che la luce in fondo al tunnel fosse ancora lontana, ci sono stati. Faccio fatica di tanto in tanto, ma non demordo. L’importante è ascoltarsi e aspettare che il momento passi.
Molti gestori chiedono a gran voce di abrogare il coprifuoco alle 22 affermando di essere in grado di far rispettare i protocolli. Simone Magagnato, sei d’accordo?
Sarebbe un sollievo poter lavorare oltre l’orario che ci è stato consentito fino ad oggi e spero che tutti si impegneranno, quando questo sarà possibile, a far rispettare i protocolli di sicurezza. Dobbiamo anche essere ottimisti e affidarci al buon senso dei nostri clienti che, dopo aver passato mesi chiusi in casa, non vedono l’ora di sedersi al nostro bancone, facendo il necessario per non vanificare gli sforzi fatti fino ad ora.
Alcuni tuoi colleghi di Milano ritengono utile investire nel servizio di una guardia di sicurezza esterna che controlli la clientela. Avrebbe senso anche in una realtà come la tua?
No. E, in generale, spero non si arrivi a tanto. Lo scenario mi fa venire i brividi… io non vorrei lavorare in un clima di terrore. È nostro compito fare rispettare le regole e adeguarci ai protocolli di sicurezza, nonché educare i clienti. Ecco, io sono certo che i miei clienti sapranno comportarsi bene e che di conseguenza il nostro bar sarà un ambiente sicuro.
Intervista a cura di Nicole Cavazzuti, su Facebook Lady Cocktail Nicole Cavazzuti