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Cocktail Day e code di gallo, ecco perché i miscelati si chiamano così

Un tempo National Cocktail Day negli Stati Uniti, da anni la ricorrenza del 24 marzo è diventata il Cocktail Day in tutto il mondo: di fatto un “doppione” del World Cocktail Day del 13 maggio. Ma se c’è bisogno di un’occasione per celebrare i drink miscelati, ben vengano i doppioni…

In molti si sono chiesti perché gli americani abbiano scelto di dedicare ai cocktail proprio la data del 24 marzo, ma nessuno ha mai trovato una spiegazione convincente. Ce ne faremo una ragione. Molti si chiedono anche perché le bevande miscelate si chiamino, appunto, “cocktail”: a questa domanda c’è una risposta, anzi più di una. Vediamo quali.

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Cocktail: dai galli…

La teoria apparentemente più attendibile sull’origine di questo termine lo fa derivare dall’inglese cock-tail, ovvero “coda di gallo”. Che c’entrano i galli? Si dice che i colori variopinti dei drink miscelati ricordassero quelli della coda di questi animali. Qualcuno si spinge addirittura a ipotizzare che la parola cocktail fosse già in uso nell’Inghilterra del XV secolo, dove gli spettatori delle battaglie tra galli da combattimento pare bevessero una bevanda alcolica ispirata proprio ai colori della coda dei pennuti.

Ma c’è anche chi sostiene che il riferimento fosse a una vera coda di gallo: sembra infatti che, alla fine del combattimento, il proprietario del gallo vincitore si aggiudicasse come trofeo la coda di quello sconfitto, e che in base all’usanza proponesse un brindisi “alla coda del gallo” a base di alcolici.

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C’è anche un’ulteriore teoria in base alla quale, durante la Guerra di Secessione, la vivandiera Betsy Floyagan servì ai soldati una bevanda miscelando gli avanzi di vari distillati con succhi di frutta colorati: i militari, notando che il beverone aveva una colorazione vivace come quella della coda dei galli, la chiamarono appunto cocktail.

…alle uova di gallina

Meno credibile sembra invece l’ipotesi secondo cui cocktail sarebbe un adattamento inglese della parola francese coquetier, che significa “contenitore per uova”, con riferimento alle forme dei bicchieri utilizzati per servire i bevande alcoliche nei bar di New Orleans attorno al 1800.

La pagina del Balance Columbian Repository in cui fu pubblicata per la prima volta la parola “cocktail”

Il primo cocktail… sulla carta

La leggenda di Betsy Floyagan, in particolare, appare in contrasto con il fatto che la prima apparizione documentata della parola cocktail risale al 1806, ben prima della Guerra di Secessione, quando sul quotidiano americano Balance Columbian Repository, il 13 maggio (sì, il giorno in cui si celebra oggi il World Cocktail Day) fu pubblicata questa definizione: “Cocktail is a stimulating liquor composed of spirit of any kind, sugar, water and bitters” (il cocktail è un liquore stimolante composto da distillati di qualsiasi tipo, zucchero, acqua e amari).

Jerry Thomas e i suoi epigoni erano ancora di là da venire (di quasi cinquant’anni), ma l’era del bere miscelato, sia pure un po’ in sordina, era ufficialmente iniziata…

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Stefano Fossati
Stefano Fossati
Redattore del tg Bluerating News, collaboratore delle testate economiche di Bfc Media, di Mixer Planet e naturalmente del Magazine ApeTime.

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