La pesca del Lago Trasimeno entra a far parte dei presidi Slow food dell’Umbria.
La notizia è di pochi giorni fa, e premia un sistema di pesca che sul lago umbro (il quarto più grande d’Italia e il più grande dell’Italia peninsulare) si svolge in maniera uguale da migliaia di anni. La pesca a fini commerciali viene effettuata da piccole imbarcazioni che hanno il fondo praticamente piatto perché si muovono spesso sotto riva (ora anche un po’ più verso il largo, per la verità) in un lago la cui profondità mediamente è di 5 metri (e arriva al massimo a 9 m) e questo influenza non solo le modalità di pesca e la tipologia di barche, ma anche le specie del pesce che ci si può aspettare di trovare.
È una pesca in linea con i dettami Slow food, una pesca lenta che si svolge semplicemente gettando le reti e poi attendendo che i pesci vi rimangono intrappolati per recuperarli. Le reti usate variano a seconda del pescato che si vuole raccogliere, con maglie diverse per pesci diversi, e sono tante le specie ittiche che si possono pescare perché comprese nel disciplinare che regola il Presidio Slow Food: persico reale, carpa, pesce gatto, latterino, tinca, persico-trota, anguilla e capitone.
La speranza è che questo riconoscimento possa dare nuovo slancio al mantenimento di questa tradizione che però negli ultimi anni è sempre più difficile, per il complicato equilibrio tra sostenibilità economica ed ecologica. Pochi problemi invece, almeno in questo momento, per il ricambio generazionale: l’età media dei pescatori, è in calo negli ultimi anni, si è notato un ritorno a questo mestiere da parte dei giovani principalmente a causa della crisi e delle difficoltà a trovare altri lavori.
Slow food contribuirà alla valorizzazione di questa pesca in particolare dando nuovo slancio alle cucine tradizionali che impiegano il pesce di lago, anche grazie alla collaborazione con istituti alberghieri e grandi chef.