Pompei: si tornerà a produrre il vino dove lo si faceva con successo già più di 2000 anni fa. Anche questo prevede un progetto per il futuro della zona archeologica più famosa e sorprendente d’Italia e del mondo, in cui il tempo si è cristallizzato al momento della violenta esplosione del Vesuvio (79 dc) descritta da Plinio il Giovane.
Si è chiuso nei giorni scorsi il bando destinato ad aziende agricole per diventare partner del Parco archeologico di Pompei proprio nello sviluppo di un progetto che vuole riportare la produzione agricola, ed in particolare vitivinicola, nelle zone che circondano l’area degli scavi di Pompei; progetto che porterà alla creazione di un vero e proprio marchio <Pompei> di cui potranno avvalersi la produzione potrà avvalersi
Il bando e il progetto erano stati presentati 19 luglio nel vigneto della Casa della nave Europa, non a caso una Domus degli Scavi appartenuta proprio ad un importante produttore e commerciante di vino. Erano presenti oltre al direttore del parco archeologico Gabriel Zuchtriegel, vari altri funzionari dell’ente e il generale di Brigata dei Carabinieri Giovanni Di Blasio. Il progetto assume anche una valenza civica e sociale se si pensa che nell’ex Polverificio Borbonico di Scafati (una delle aree in cui si coltiverà la vite) lo scorso anno fu rinvenuta un’ampia coltivazione di marijuana curata dalle organizzazioni criminali locali.
L’idea, ha spiegato il direttore Zuchtriegel, è quella di creare una partnership con un’azienda specializzata che garantisca l’esperienza necessaria per avviare il progetto agricolo, ma anche produttivo e di commercializzazione. “I vigneti saranno impiantati nelle aree archeologiche di Pompei, Stabia, Boscoreale e presso il Polverificio Borbonico di Scafati, sia nella forma di allevamento a palo e alberello, sia a spalliera su terrazzamenti, con una particolare attenzione all’impostazione paesaggistica, coltivati e gestiti dall’impianto alla produzione” si leggeva nella presentazione del progetto.
Chi si aggiudicherà il bando sarà dunque partner del Parco nella produzione dell’uva, nella sua trasformazione in vino, nell’imbottigliamento, affinamento e fino alla vendita che avverrà anche all’interno del parco archeologico.