Il problema delle reazioni allergiche che seguono il consumo dei cibi al ristorante è un fenomeno in costante crescita, anche a causa dell’aumento continuo della percentuale di popolazione che soffre di questo tipo di problemi.
Il progetto ‘Per Federica’ potrebbe aiutare i ristoratori a ridurre i rischi. Ecco di cosa si tratta.
A cercare di dare un sostegno ai ristoratori nel difficile compito di azzerare i rischi derivanti da questa situazione, partirà nei primi mesi del prossimo anno il progetto ‘Per Federica’ ideato dalla Società italiana di allergologia, asma e immunologia clinica in collaborazione con Eni.
L’operazione prevede a partire dal 2022 dei corsi di formazione gratuiti on-line riservati a ristoratori e gestori di esercizi che somministrano cibo. I corsi saranno di 4 ore e daranno informazioni e istruzioni su come preparare cibi in maniera sicura, come riconoscere i segni di una reazione allergica e di conseguenza anche come intervenire in caso di aggravamento della stessa fino allo shock anafilattico; non mancheranno anche approfondimenti sul tema delle intolleranze alimentari, aspetto che genera problemi meno acuti, ma è ben più diffuso e anch’esso in grande crescita.
Al termine del corso i partecipanti sosterranno un test e, se lo supereranno, otterranno la certificazione che sarà accompagnata da un bollino arancione che si potrà applicare sulla porta del ristorante insieme alle relative diciture sul titolo conseguito; questo aiuterà i consumatori a riconoscere chi avrà fatto questa speciale formazione e dunque sarà in grado di offrire più garanzie di sicurezza su questa delicata problematica. Va ricordato che in Italia ogni anno 40 persone perdono la vita per problemi di questo genere.
“Consumare un pasto fuori casa – ha dichiarato Gianenrico Senna, presidente Siaaic – può costituire un grosso rischio per gli italiani con allergie alimentari: si tratta di 500mila bambini e 2 milioni di adulti che, se ingeriscono un allergene <proibito> anche in minime quantità, possono andare incontro a una reazione grave fino allo shock anafilattico. E questo è ciò che è accaduto a Federica, la ragazza che proprio per questo dà il nome al progetto”.