L’Oltrepò Pavese cerca rilancio turistico con un nuovo progetto di sviluppo coordinato dalla regione Lombardia insieme a tante altre realtà del territorio.
L’Oltrepò Pavese, come dice il nome stesso, è quella fetta di Lombardia che sta sotto il Po e si incunea tra Emilia Romagna, Piemonte e Liguria. Terra di confine, terra appenninica a differenza della natura e delle caratteristiche padane o alpine di tutto il resto della Lombardia, è un luogo interessante, ricco tra l’altro di castelli e terme, ed è proprio su questo che punta il progetto di rilancio che ovviamente si impernia però sul vino, che è da sempre un elemento trainante dell’economia e della realtà locale, con produzioni di spumanti e pinot nero che la fanno da padrone.
Il piano, ingente ma di cui non son stati ancora resi noti i dettagli economici e le modalità operative, prevede in particolare il rilancio della stazioni termali, ancora ingabbiate nella crisi strutturale del settore; si punta a far ripartire il turismo termale in particolare in chiave benessere, anche con la partecipazione di “Terme Italia” gestore d’esperienza che probabilmente guiderà gli importanti investimenti per rinnovare strutture e offerta.
Si pensa inoltre di incentivare il recupero e la trasformazione di diversi castelli e residenze storiche, quelle che ancora sono chiuse e private, per agevolare la trasformazione in strutture ricettive di qualità, principalmente adibite a eventi e cerimonie.
Obiettivo quindi è sostanzialmente fare rete per rilanciare questo territorio che ha tutti i numeri in regola per essere un grande territorio turistico: 50 tra castelli storici e borghi,100 itinerari, 1.700 aziende vitivinicole, 3.500 imprese agroalimentari. Percorsi naturali come La via del sale e vari altri sentieri e vie che hanno valso a Pavia il nome di “Crocevia dei cammini religiosi d’Europa” attribuitole dalla Commissione europea. “La sfida è portare qui migliaia di turisti, tanti stranieri che, sono certa, si innamoreranno di questi luoghi”. – ha detto l’assessore lombardo al turismo Mazzali – e noi non possiamo che essere fieri del nostro Oltrepò”.